Vitamina D e Fatigue: a Camerino si studia nuovo nutraceutico

26 Marzo 2024

Una recente review pubblicata su Nutrients ha voluto fare il punto sulle attuali conoscenze dei meccanismi fisiopatologici alla base della fatigue e sulle modalità in cui la vitamina D è implicata in questi processi. A parlarcene, Gianni Sagratini, direttore della Scuola di Scienze del farmaco e dei prodotti della salute presso l’Università di Camerino (Mc), tra gli Autori del lavoro.

Prof. Sagratini, da quali premesse nasce l’idea della vostra ricerca?

Nonostante la vitamina D sia stata sempre idealmente associata al metabolismo osseo e a tutti i fattori che lo regolano, nel corso degli anni sono emerse via via nuove e crescenti evidenze che ne indicano il coinvolgimento in diversi processi fisiologici  e fisiopatologici, potenzialmente associati ad altri fattori e in grado di fornire un contributo all'insorgenza di numerose patologie, cardiovascolari e neurodegenerative, reumatologiche, fertilità, cancro, diabete o condizione di affaticamento.

Che tipo di analisi avete condotto?

Questa review rappresenta lo state of art che indaga le attuali conoscenze sui meccanismi fisiopatologici alla base della fatigue e le modalità attraverso le quali la vitamina D è coinvolta in questi processi. Sono stati esaminati studi scientifici nei database di PubMed, Scopus e Web of Science, concentrandosi sui fattori che giocano un ruolo nella genesi della fatigue, dove l’influenza della vitamina D è stata chiaramente dimostrata.

Quali evidenze sono emerse?

Nell’ambito dei meccanismi patogenetici legati all’insorgenza della fatigue, nei quali si riconosce l’influenza della vitamina D, sono stati individuati fattori biochimici legati allo stress ossidativo e alle citochine infiammatorie. È stato dimostrato anche un ruolo nel controllo dei neurotrasmettitori dopamina e serotonina: uno squilibrio nel rapporto tra questi due neurotrasmettitori è legato alla genesi della fatigue. Inoltre, la vitamina D è implicata nel controllo dei canali del calcio e del cloro voltaggio-dipendenti.

Quali conclusioni se ne possono trarre?

Sebbene sia stato dimostrato che l’ipovitaminosi D è associata a numerose condizioni patologiche, i dati attuali sugli esiti della correzione dell’ipovitaminosi D sono contrastanti. Ciò suggerisce che, nonostante il significativo coinvolgimento della vitamina D nei meccanismi di regolazione che si associano all’affaticamento, anche altri fattori potrebbero svolgere un ruolo e per questo motivo ulteriori studi sono auspicabili.

Quali scenari di aprono su questo fronte e quali i filoni di ricerca più promettenti da indagare?

Grazie alla creazione di un team multidisciplinare che vede l’Università di Camerino in partnership con Ast Macerata, Fondazione “Anello della Vita” e Hospice San Severino Marche, stiamo strutturando uno studio clinico volto alla comprensione del reale ruolo della Vitamina D nei complessi meccanismi che regolano la fatigue in pazienti ospedalizzati e in terapia oncologica. In aggiunta, grazie al finanziamento Prin 2022 da parte del ministero dell’Università e della Ricerca, stiamo lavorando alla formulazione di un nutraceutico a base di Vitamina D a partire da scarti dei prodotti ittici, con relativo studio clinico, in collaborazione con Università del Piemonte Orientale, Università di Bologna, Cnr Irbim, Crea, Enea.

Nicola Miglino

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