Dall’Ue stop alla legge italiana sulla carne coltivata

05 Febbraio 2024

La Commissione europea ha bloccato la legge italiana che vieta la produzione e la commercializzazione della carne coltivata, definendola “inapplicabile”. Il motivo non è di merito ma di carattere procedurale: l’Italia ha notificato la legge in modo errato, non rispettando le procedure previste dalle direttive europee.

La procedura, chiamata Tris (Technical Regulations Information System, per la prevenzione delle barriere al commercio), prevede, infatti, che se uno Stato intende introdurre una legge che può creare ostacoli al mercato interno, come appunto quella della carne coltivata, deve notificare il provvedimento alle Commissione e agli stati membri. L’iter di approvazione del disegno di legge viene allora sospeso per tre mesi. In caso di contrasto con la normativa europea la Commissione e gli Stati possono inviare un parere circostanziato. Il vizio del provvedimento italiano è che è stato formalmente notificato quando era ancora un ddl ma nello stesso giorno era diventato legge. La normativa europea, però, vieta l’approvazione di un progetto di legge durante la procedura Tris.

Pubblicata in Gazzetta il 1° dicembre, la legge sulla carne coltivata risultava sospesa almeno fino all’inizio di marzo, in virtù della notifica alla Commissione Ue, che si sarebbe dovuta appunto esprimere entro il 4 marzo. “Il Governo dovrebbe ora utilizzare questa finestra concessa dalla Commissione Ue per un cambio di rotta”, dichiara Francesca Gallelli, consulente per le relazioni istituzionali del Good food institute Europe.

Scrive in una nota il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida: “La Commissione europea ha chiuso la procedura Tris, avviata a seguito della notifica della legge sulla carne coltivata. La chiusura comporta che sia stata definitivamente accertata, da parte della Commissione europea, la compatibilità della legge con i principi del diritto della Ue in tema di mercato interno. Diversamente, la Commissione avrebbe proceduto con un parere circostanziato, a prescindere dalle modalità di notifica. Non ci sarà pertanto nessuna procedura di infrazione, né richiesta all’Italia di abrogare la legge. La Commissione chiede solo di essere informata sull’applicazione della legge da parte dei giudici nazionali. Come per tutti i provvedimenti che entrano in vigore in Italia, spetta ai giudici nazionali, in sede di applicazione, l’ulteriore vaglio di compatibilità con il diritto unionale”.

 

 

 

 

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