Latte e salute: da Harvard le prove di rischi e benefici

24 Marzo 2020

Il consumo di grandi quantità di latte non è giustificato. Una dieta di buona qualità è in grado di garantire il corretto apporto dei nutrienti chiave, quali calcio e vitamina D che, eventualmente, possono essere assunti anche con altri alimenti o integratori riducendo i potenziali rischi connessi al consumo di latticini.

Queste le conclusioni di una review pubblicata sul New England journal of medicine e condotta da ricercatori dell’Università di Harvard. Negli Stati Uniti, per adulti e ragazzi di età superiore ai 9 anni, si raccomanda il consumo di circa 240 ml giornalieri di latte, per ridurre il rischio di fratture ossee. Tuttavia, sottolineano gli autori, i benefici per la salute non sono così ben chiari e non sono nemmeno da sottovalutare i rischi connessi.

L’analisi, infatti, evidenzia il paradosso di come paesi a maggior consumo di latte e calcio siano quelli con i più alti tassi di incidenza di fratture dell’anca.

“Anche se non si può considerare una relazione causa-effetto, dati altri cofattori determinanti come, per esempio, la carenza di vitamina D nei paesi nordici, un basso consumo di latte è sicuramente correlato a minori tassi di fratture dell’anca”, sottolineano gli Autori.

Secondo gli scienziati di Harvard, le raccomandazioni americane si basano su studi di breve durata o condotti su campioni di piccole dimensioni.

“Il latte vaccino”, sostengono “contiene un mix di macronutrienti che favoriscono la crescita e che forniscono un apporto importante alla nostra dieta. Si tratta però di nutrienti che possono essere ottenuti da altre fonti, come già accade in paesi noti per consumi bassi di prodotto latto-caseari. Negli adulti, l’evidenzia scientifica non supporta l’elevato consumo di latte e/o derivati per ridurre il rischio di fratture, criterio alla base delle raccomandazioni americane. In aggiunta, nemmeno vi sono evidenze di relazione con il controllo del peso o con una riduzione di rischio di diabete o malattie cardiovascolari. Un consumo elevato è invece correlato con un aumento del rischio di cancro prostatico e dell’endometrio, mentre protegge dal cancro del colon-retto. In ogni caso, non emergono comunque differenze tra latte intero o scremato”.

Per quanto riguarda i bambini, l’effetto è meno chiaro da una parte per il maggior fabbisogno nutrizionale in questa fascia di età e, dall’altra, per meno dati a disposizione.

“Se l’allattamento al seno non è possibile, il latte vaccino rappresenta un valido sostituto nella prima infanzia”, proseguono. “Il latte, infatti, favorisce la crescita nonché lo sviluppo in altezza, con rischi e benefici connessi. L'alto contenuto nutrizionale può essere di aiuto in aree dove la qualità generale della dieta è scarsa. Laddove, invece, la qualità è più elevata, un consumo eccessivo di latte può aumentare il rischio di fratture in età più avanzata. Lo stesso rapporto tra altezza e rischio di cancro rimane una questione aperta da indagare”.

E concludono: “A nostro avviso, pertanto, il consumo di tre o più porzioni giornaliere di latte non è giustificato. In caso di carenze di calcio o vitamina D, sono disponibili altre fonti nutrizionali o integratori con meno rischi dei latticini. In attesa di altre ricerche in quest’ambito, le linee guida dovrebbero raccomandare un consumo di latte e latticini in quantità adeguata e ragionevole, ovvero da zero a due porzioni al giorno per gli adulti, non incoraggiare l’uso di latte scremato rispetto a quello intero e scoraggiare il consumo di bevande zuccherate a base di latte in soggetti sovrappeso o obesi”.

Nicola Miglino

 

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