Le proprietà antivirali dei flavonoidi

13 Ottobre 2020

L'interesse per l'attività antivirale dei flavonoidi naturali è aumentato nell'ultimo decennio a causa della frequenza delle infezioni virali, in particolare di quelle influenzali, che colpiscono diversi milioni di persone ogni anno. Molti flavonoidi, infatti, mostrano attività antivirale e potrebbero offrire un'opzione promettente per la prevenzione e la terapia delle infezioni virali.

Si tratta di sostanze presenti in molti alimenti di origine vegetale in grado di contribuire all’omeostasi del microbiota intestinale che, a sua volta, regola il sistema immunitario. I meccanismi molecolari alla base degli effetti dei flavonoidi sono legati principalmente all'inibizione dell’attività degli enzimi virali: neuraminidasi, Dna/Rna polimerasi e proteasi. Pertanto, un cocktail di flavonoidi, selezionati per la loro efficacia nell'inibizione di diversi enzimi virali, potrebbe contribuire a una risposta immunitaria più efficace, offrendo un’opzione terapeutica complementare.

Ne abbiamo parlato con Paolino Ninfali, già ordinario di Biochimica presso il dipartimento di Scienze biomolecolari dell’Università degli Studi di Urbino, che ha da poco firmato, insieme a un gruppo di colleghi, una review sull’argomento pubblicata su Nutrients.

Prof. Ninfali, intanto ci introduca al mondo dei flavonoidi…

Si tratta di molecole presenti in moltissime specie vegetali. Nelle nostre cellule svolgono un’importante azione antiossidante.  Si tratta di un’ampia gamma di molecole suddivise per comodità in diverse sottoclassi che comprendono flavoni, flavanoli, flavine, isoflavoni e antocianine.

Come interagiscono con i virus?

Gli studi sinora condotti hanno dimostrato che ogni molecola agisce su più fronti del processo infettivo virale, con un effetto pleiotropico. La nostra attenzione, negli anni, si è concentrata sui derivati dell’apigenina, ma non possiamo dimenticarci la quercetina, l’epigallocatechina gallato, la naringenina: ognuna di loro agisce vuoi sulla replicazione virale, vuoi sull’assemblaggio del virione una volta penetrato nella cellule. Per questo l’azione sinergica risulta la più efficace.

Quali flavonoidi avete preso in esame?

Nel nostro studio abbiamo valutato in particolare i derivati dell’apigenina, un flavone che, con l’aggiunta di zuccheri, può dare vita ad altre molecole quali vitexina,  vitexina xiloside, vitexina ramnoside: un vero e proprio pool di antiossidanti che ci difendono dai processi ossidativi fisiologici.

A quali conclusioni siete giunti?

La principale è che ogni virus ha le sue peculiarità, ed è bene valutare sempre quali flavonoidi siano più attivi di altri nel caso specifico. La soluzione migliore è sempre un cocktail, ovvero miscele calibrate che sfruttino l’azione sinergica delle singole molecole. Spesso, infatti, la scarsa biodisponibilità dei flavonoidi può essere superata da una miscela che contenga sostanze “permissive”, che facilitino l’ingresso di altre ad azione specifica sul virus. Lo stesso vale per il mix con i farmaci antivirali, la cui azione abbiamo visto essere implementata dai flavonoidi.

Quali sono le migliori soluzioni per ovviare ai limiti di biodisponibilità dei flavonoidi?

I veicoli migliori per raggiungere le cellule bersaglio si sono rivelati i liposomi e i fitosomi, che facilitano il trasposto attraverso la membrana cellulare lipofila, con un unico accorgimento: concentrare all’interno delle vescicole il miglior cocktail di sostanze in grado di agire su più fronti per bloccare il virus, impedendogli di infettare nuove cellule.

Che ruolo possono giocare, dunque, i flavonoidi nel rafforzamento del sistema immunitario?

L’ aiuto dei flavonoidi è sicuramente importante per non stressare il sistema immunitario e dargli in tempo di intervenire con anticorpi specifici, soprattutto quando incontra antigeni sconosciuti, come nel caso, per esempio, di Sars-coV-2. Possono rappresentare la prima linea di difesa, finché il sistema immunitario non si organizza. Dunque, suggeriamo una dieta ricca di flavonoidi a scopo preventivo o integrazione laddove la dieta non fosse sufficiente, anche se ultimamente l’industria alimentare sta proponendo prodotti a base di carne come hamburger e polpette contenenti alimenti ricchi in flavonoidi quali, per esempio, semi di chia o bacche di Goji. Rimane sempre la regola generale, ovvero consumare cinque porzioni al giorno tra frutta e verdura: il sistema migliore per nutrire il microbiota intestinale e, di conseguenza, mantenere in efficienza il nostro sistema immunitario.

Nicola Miglino

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