L’Iron deficiency day 2021, celebratosi lo scorso 26 novembre, è stata un’occasione per riportare all’attenzione del dibattito il ruolo vitale del ferro per l’organismo e i rischi per la salute legati alla sua carenza. La Giornata 2021 si è concentrata sull’impatto del deficit marziale nei soggetti a rischio, ovvero pazienti con scompenso cardiaco o insufficienza renale cronica e donne in gravidanza.

Correggendo per tempo una carenza di ferro intorno ai 50 anni si potrebbe prevenire il 10% di eventi coronarici in quella fascia d’età. Questo quanto suggerito da uno studio pubblicato nei giorni scorsi su Esc hearth failure, rivista della Società europea di cardiologia (Esc).

Cresce l’interesse ella ricerca verso nuove fonti alimentari che combinino l’alto contenuto in ferro e proprietà antiossidanti e antinfiammatorie. L’obiettivo è ovviare, soprattutto nei pazienti con malattie infiammatorie intestinali (Ibd), agli effetti collaterali di quanto oggi presente sul mercato, in particolare proprio il riacutizzarsi dello stato di flogosi. Alghe, funghi e probiotici sono gli scenari più promettenti, come descritto in una recente review pubblicata su Nutrients. Ne abbiamo parlato con uno degli Autori, Marcello Chieppa, ricercatore presso l’Istituto nazionale di Gastroenterologia “S. de Bellis”, di Castellana Grotte (Ba).

Mezzo miliardo di donne in età fertile nel mondo. In Italia tre persone su dieci, soprattutto donne. Sono i numeri dell’anemia, una delle principali sfide per la salute pubblica, al punto che l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) si è data come obiettivo la riduzione del 50% tra le donne in età riproduttiva entro il 2025, considerato il grave rischio che ciò comporta per la salute in gravidanza e per quella del nascituro.

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