Il Pygeum africanum, è un albero dell'Africa equatoriale dalla cui corteccia si fa derivare un estratto utilizzato in Europa dagli anni Sessanta per il trattamento dell'iperplasia prostatica benigna sintomatica da lieve a moderata.
Negli anni Duemila, a partire da una dimostrazione preliminare dell'inibizione in vitro della proliferazione dei fibroblasti mediata dal fattore di crescita con questo estratto, è stata intrapresa una serie dettagliata di studi in vitro e in vivo sulla crescita della prostata e sulla funzione della vescica.
Questi studi hanno consentito l'identificazione di presunti bersagli molecolari dell'estratto di Pygeum africanum che influenzano sia la crescita della prostata, sia parametri specifici della funzione vescicale.
Il suo meccanismo d'azione rimane comunque ancora poco chiaro e diverse sono le ipotesi: modulazione della contrattilità vescicale, attività antinfiammatoria, diminuzione della produzione di leucotrieni e altri metaboliti della 5-lipossigenasi, inibizione della produzione di fibroblasti, effetti sugli androgeni surrenalici e ripristino dell'attività secretoria dell'epitelio prostatico.
L'attività dell'estratto di corteccia correlata all'ipertrofia prostatica è stata descritta in numerosi studi e alcuni ne hanno confermato la sua significativa efficacia nel migliorare la funzionalità urinaria, come la velocità del flusso urinario, il volume delle urine, la frequenza della minzione e la nicturia.
Gli estratti vegetali sono risultati efficaci nei pazienti con iperplasia prostatica benigna a dosi di 50 mg due volte al giorno e 100 mg una volta al giorno, in uno studio randomizzato in doppio cieco di 2 mesi, con risultati confermati a 12 mesi.
Una revisione sistematica del 2020 ha preso in esame 18 studi randomizzati controllati che hanno coinvolto 1.562 uomini per una durata media di trattamento di 64 giorni. Rispetto al placebo, in sei studi P. africanum ha fornito un miglioramento dei sintomi urologici e del flusso urinario durante la minzione. La nicturia è stata ridotta del 19% e il volume residuo di urina del 24%; il flusso di urina di picco è stato aumentato del 23%. Per questa revisione sistematica gli effetti avversi sono stati lievi e simili al placebo, per lo più diarrea, costipazione e problemi gastrointestinali transitori.
La letteratura per il trattamento dell'iperplasia prostatica benigna è limitata dalla breve durata degli studi e dalla variabilità nel disegno dello studio, dall'uso di preparati fitoterapici e dai tipi di risultati riportati. Tuttavia, l'evidenza suggerisce che questo estratto migliora modestamente, ma significativamente, i sintomi urologici.
Nonostante l'uso diffuso del Pygeum africanum e con un livello di evidenza IV (basato sull'opinione di esperti), permangono incertezze sull'efficacia e la tollerabilità del trattamento, non sono note interazioni tra l’estratto e altri prodotti farmaceutici e non sono disponibili test sulla tossicità riproduttiva e cancerogenicità degli estratti.
Silvia Ambrogio
Bibliografia
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Un integratore a base di pomodoro si rivela promettente nel controllo dei sintomi di ipertrofia prostatica benigna (Ipb). La conferma, da uno studio coordinato dal centro di ricerca emato-oncologica (Crea) dell’Asst Spedali Civili di Brescia, pubblicato sul Journal of functional food, che ne ha indagato gli effetti in pazienti Hiv positivi con più elevato rischio di progressione di malattia, considerato il loro stato infiammatorio cronico. Ne abbiamo parlato con Luisa Imberti, responsabile del Crea di Brescia.