Francesco Schittulli, senologo-chirurgo oncologo e presidente nazionale della Lilt (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, è intervenuto alla Ocean Conference 2022, promossa dalle Nazioni unite (Lisbona 27 giugno-1 luglio 2022) per parlare delle prospettive di cancerogenesi provocate dalle microplastiche presenti nei mari del nostro pianeta.
Un mare di plastica nella catena alimentare: grido di aiuto dalle acque incontaminate dell’Australia
È allarme microplastiche anche nei mari una volta incontaminati dell’Oceano australe e della costa meridionale dell’Australia. La denuncia arriva da uno studio della Flinders University pubblicato su Science of the total environment che ha riscontrato presenza di residui plastici non soltanto nelle acque, ma già nella fauna marina, con pericolo conseguente per l’ingresso di quest’ultima nella catena alimentare.
Non solo plastica. Ora anche l’inchiostro. Nei cibi che consumiamo aumentano le insidie da agenti esterni al punto che ormai da più parti si invoca l’intervento normativo delle autorità europee e qualcuno ha già realizzato strumenti di misurazione dei contaminanti tramite App.
Non abbiamo fatto in tempo a pubblicare i dati di uno studio commissionato dal Wwf all’Università di Newcastle, in Australia, dal quale emergeva come praticamente consumiamo cinque grammi di plastica ogni settimana con l’alimentazione, in virtù di microplastiche presenti soprattutto nell’acqua, sale, birra e frutti di mare che arriva in redazione la notizia di un’indagine condotta da Altroconsumo sulle tracce di inchiostro nel cibo rilasciate dalle confezioni.
L’associazione di consumatori, insieme ad altre tre sue equivalenti in Europa, ha analizzato 76 i campioni di imballaggi in carta e cartone in Italia, Danimarca, Norvegia e Spagna.
Di questi, 45 sono risultati “puliti” mentre ben 31 hanno evidenziato il rischio di trasmettere ai cibi contaminanti chimici. Tra questi anche un prodotto italiano, gli stampi Tescoma utilizzati da tanti consumatori per preparare muffin casalinghi, che non ha superato la prova per quanto riguarda le ammine aromatiche primarie. All’estero, invece, gli imballaggi pericolosi sono addirittura di più.
“I risultati” - sottolinea una nota di Altroconsumo - “sono segno evidente che è urgente una legge europea in materia di imballaggi stampati che tuteli maggiormente i consumatori da questo rischio. In Italia in particolare esiste già una norma specifica sulla carta e cartone alimentare ma non c’è ancora nulla che riguardi gli inchiostri della stampa”.
Così Ivo Tarantino, Responsabile relazioni esterne dell’associazione: “Abbiamo presentato i risultati delle nostre analisi al Beuc - The European Consumer Organization. L’associazione, che ci rappresenta in seno alle Istituzioni europee, ha ora in mano i nostri dati, che dimostrano la portata del problema e argomenti incisivi per chiedere finalmente una normativa sugli imballaggi alimentari di carta e cartone e sugli inchiostri, che scongiuri ogni rischio. La stessa Commissione europea ha chiesto recentemente agli Stati membri di condurre controlli sulle sostanze rilasciate dagli imballaggi tra cui le ammine aromatiche primarie per valutare l’ipotesi di una nuova regolamentazione”.
Secondo l’Efsa, oltre il 50% dei cittadini europei assume con la dieta sostanze chimiche pericolose superiori ai livelli soglia di sicurezza alimentare, con alcune fasce della popolazione più a rischio, in particolare donne in gravidanza, neonati e piccoli sino ai tre anni di età.
Per tenere sotto controllo il livello dei contaminanti che assumiamo quotidianamente attraverso l’alimentazione, è oggi disponibile anche una App. Si chiama Ultrabio ed è stata ideata e progettata da Bioscience research center (BsRC), start up di Toscana life sciences. L’applicazione, disponibile gratuitamente per Android e iOS, calcola su base statistica la dose di contaminanti assunti, rapportandola al peso corporeo dell’utente e comparandola ai valori soglia di sicurezza indicati da Efsa su base settimanale.
“Un lavoro scrupoloso e attento e in continuo aggiornamento condotto dal nostro personale esperto, ci ha consentito la creazione di un database completo con livelli di contaminazione scientificamente attendibili e aggiornati per le oltre ottocento tipologie diverse di alimenti combinabili tra di loro”, sottolinea Monia Renzi, direttore generale di Bioscience research center. “Sono presi in considerazione i contaminanti più interessanti per l’utente in termini di salute e per i quali esistono informazioni solide, complete e soglie di rischio specifiche e condivise dal mondo scientifico quali per esempio mercurio, cadmio, piombo e composti perfluorurati. L’utente inserisce i propri dati relativi a peso, sesso ed età e accede alla schermata di utilizzo che permette di inserire giorno per giorno le dosi di alimento consumato. Al momento dell’inserimento, è possibile visualizzare graficamente, per ogni sostanza chimica considerata, il livello di esposizione soggettivo rispetto alla soglia settimanale consigliata dall’Efsa. Vengono forniti report giornalieri e settimanali, in modo da permettere di correggere eventuali criticità bilanciando l’alimentazione e restando sotto la soglia settimanale prevista”.
Cinque grammi di plastica ogni settimana, ovvero il peso equivalente di una carta di credito. Un totale di 2 mila frammenti che entrano nel nostro corpo attraverso ciò che mangiamo o beviamo: 21 grammi al mese, 250 l’anno. Sono i dati, resi pubblici nei giorni scorsi, di uno studio commissionato dal Wwf all’Università di Newcastle, in Australia, che ha passato in rassegna oltre 50 pubblicazioni sul tema delle microplastiche.