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Steatosi epatica non alcolica (NAFLD): epidemiologia e fisiopatologia

16 Settembre 2024

La NAFLD, acronimo di Non Alcoholic Fatty Liver Disease, rappresenta a livello mondiale la più comune malattia del fegato, arrivando a colpire circa il 30% della popolazione, con un trend in crescita. In particolare, secondo il modello Markov, realizzato per stimare la progressione della NAFLD, le persone affette dalla malattia, in Italia, nel 2030 saliranno a 17,4 milioni, con una prevalenza nella popolazione generale del 29,5% e la NAFLD rappresenterà la prima causa di trapianto di fegato in Europa nei prossimi anni.

La peculiarità di questa patologia è la presenza di un accumulo lipidico (trigliceridi) in più del 5% degli epatociti in assenza di cause secondarie di steatosi quali epatite virale, uso di farmaci steatogeni, malattie da accumulo o lipodistrofia e in assenza di consumo significativo di alcol. Il meccanismo alla base del suo sviluppo è multifattoriale e vede coinvolti diversi attori che agiscono in parallelo e in sinergia causando molteplici insulti a livello epatico. In presenza di un aumento degli acidi grassi liberi circolanti, nonché di colesterolo libero e altri metaboliti lipidici, infatti, si perde l'equilibrio tra utilizzo a fini energetici, stoccaggio e smaltimento e si verifica l’accumulo epatico tipico della NAFLD. Tra le principali cause che determinano un aumento della disponibilità degli acidi grassi in circolo vi sono l’insulino-resistenza e un’alimentazione ipercalorica ricca in carboidrati raffinati e grassi, peggiorati da un quadro di sedentarietà e predisposizione genetica. L’insulino-resistenza determina a livello epatico lipogenesi de novo e a livello del tessuto adiposo fa sì che si riduca il blocco della lipolisi indotto normalmente dall’insulina. La risultante sono una maggiore produzione epatica e una maggiore liberazione da parte degli adipociti di acidi grassi che confluiscono al fegato dove si accumulano.

 
Fattori che contribuiscono alla genesi della steatosi epatica

Una dieta ricca di acidi grassi saturi, alimenti ultra-processati, latticini interi, carne rossa, olio di cocco e di palma, bevande zuccherate e ricche in fruttosio, contribuisce all'insorgenza e alla progressione del danno epatico sia perché aumenta l’afflusso di acidi grassi al fegato sia perché porta all’insorgenza di alterazioni metaboliche, obesità, disbiosi e infiammazione sistemica. In particolare, lo stress ossidativo mitocondriale determina infatti l’attivazione delle vie infiammatorie a livello degli epatociti, mentre l’alterata permeabilità intestinale permette il passaggio in circolo di metaboliti batterici, come gli LPS, in grado di attivare la cascata infiammatoria. In aggiunta a questi, le disfunzioni causate agli adipociti dall'insulino-resistenza portano a un aumento della produzione da parte degli stessi di adipochine e citochine infiammatorie come IL-6 e TNF-alfa che contribuiscono all’instaurarsi di uno stato di low grade inflammation. Non solo: nel paziente obeso, l’eccesso di tessuto adiposo determina uno squilibrio tra leptina proinfiammatoria e adiponectina antinfiammatoria, a favore della prima. Questo squilibrio sostiene a sua volta i processi infiammatori in corso di NAFLD. Lo stato infiammatorio è un elemento chiave non solo per l'instaurarsi della NAFLD, ma anche nell’avvio del processo fibrotico e nello sviluppo di epatocarcinoma.

Bibliografia

  • Steatosi epatica non alcolica 2021. Linee guida per la pratica clinica dell'Associazione Italiana per lo Studio del Fegato (AISF), della Società Italiana di Diabetologia (SID) e della Società Italiana dell'Obesità (SIO).
  • Modeling NAFLD disease burden in China, France, Germany, Italy, Japan, Spain, United Kingdom, and United States for the period 2016-2030. J Hepatol. 2018 Oct;69(4):896-904
  • Epidemiologia e storia naturale della NAFLD, una malattia sistemica. Il Diabete Online. 2021; 33(2)

 

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