Si stima che la NAFLD, o steatosi epatica non alcolica, sia presente nel 78,8% dei soggetti affetti da sindrome metabolica e nel 70-80% dei pazienti affetti da diabete di tipo 2. La relazione è tale che, recentemente, un consenso internazionale di esperti ha proposto di rinominare la NAFLD in “malattia del fegato grasso associata a disfunzione metabolica” (MAFLD), termine che focalizza proprio l’attenzione sull'interazione bidirezionale tra fegato grasso e alterazioni metaboliche e sottolinea la necessità di valutare questa condizione indipendentemente dal consumo di alcol e altre coesistenti cause di malattie del fegato.

La NAFLD, acronimo di Non Alcoholic Fatty Liver Disease, rappresenta a livello mondiale la più comune malattia del fegato, arrivando a colpire circa il 30% della popolazione, con un trend in crescita. In particolare, secondo il modello Markov, realizzato per stimare la progressione della NAFLD, le persone affette dalla malattia, in Italia, nel 2030 saliranno a 17,4 milioni, con una prevalenza nella popolazione generale del 29,5% e la NAFLD rappresenterà la prima causa di trapianto di fegato in Europa nei prossimi anni.

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