L'uso del carbone attivo nell'avvelenamento da farmaco rimane sia un pilastro della moderna tossicologia, anche oggetto di dibattito nella comunità scientifica. In ambito clinico, il carbone attivo monodose viene utilizzato prevalentemente con l'intento di ridurre l'assorbimento del farmaco nel tratto gastrointestinale, mentre la somministrazione a dosi multiple viene utilizzata principalmente con l'intento di migliorarne l'eliminazione.

Si chiama Farmacomicrobiomica, ed è la disciplina che studia gli effetti del microbiota sull’azione dei farmaci, argomento su cui si sta concentrando l’attenzione dei ricercatori in questi ultimi anni e al quale è dedicato un ampio dossier pubblicato di recente su La Revue des microbiotes.

Nutrienti come farmaci, ovvero molecole in grado di interagire con gli stessi recettori cellulari modulando l’azione del sistema immunitario. Risultato? A seconda di ciò che mangiamo, si otterranno effetti pro o antinfiammatori e la conoscenza di questi meccanismi potrebbe rappresentare la nuova strada per combattere le malattie cosiddette non trasmissibili, in grande crescita nei paesi occidentali.

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