Nel contesto di una società che invecchia e di un imminente aumento dei casi di demenza, c’è un urgente bisogno di identificare strategie per mantenere una longevità sana e attiva. Gli interventi dietetici hanno il potenziale per ridurre il rischio di malattie legate all’età, comprese le condizioni cardiometaboliche e neurodegenerative e in questo ambito è stata particolarmente studiata la restrizione calorica, ovvero quella dieta che mira a ridurre l'apporto calorico giornaliero senza causare malnutrizione.
Basta una modesta restrizione calorica, anche solo del 12%, per avere muscoli più forti a attivare geni del cosiddetto invecchiamento sano. Questo quanto suggerisce uno studio coordinato dal National institute on aging (Nia) americano e pubblicato sulla rivista Aging Cell.
La Società Italiana di Medicina Interna interviene nel dibattito di questi giorni sul tema digiuno/longevità, con una nota in cui tende a fare chiarezza sul ruolo che la restrizione calorica può giocare nella protezione delle funzioni cellulari. Ne abbiamo parlato con Giorgio Sesti, presidente Simi e Alessandro Laviano, associato di Medicina interna alla Sapienza, Università di Roma.
Bastano due anni di modesta restrizione calorica per riprogrammare il metabolismo energetico cellulare, garantendo maggiore benessere e longevità. Queste le conclusioni di uno studio condotto da scienziati del Pennington biomedical research center, in Louisiana, i cui risultati sono stati pubblicati su Science.