La scelta di valutare l’efficacia di questo modello alimentare deriva dalle prove già date del fatto che potenzia le risposte neuro-infiammatorie e riduce l’insorgenza del danno ossidativo, ottimizzando l’efficienza mitocondriale, con una riduzione della perdita di sostanza bianca e un miglioramento del flusso sanguigno cerebrale in diverse regioni del cervello, con il risultato di una funzione cognitiva migliorata.
Le principali vie molecolari che mettono in relazione la restrizione calorica con il miglioramento delle funzioni endoteliali e cognitive coinvolgono le sirtuine, la proteina chinasi B, la proteina chinasi attivata da Amp (AmpK), il bersaglio meccanicistico della rapamicina (mTor), l'autofagia e l'ossido nitrico.
Le sirtuine, in particolare, hanno un ruolo significativo nel migliorare la biodisponibilità dell'ossido nitrico attivando l'ossido nitrico sintasi endoteliale (eNos), direttamente o indirettamente, attraverso l'attivazione della via AmpK.
Al momento non tutti gli studi condotti nell’uomo hanno riportato effetti benefici e ciò potrebbe essere correlato ai metodi eterogenei utilizzati, comprese le differenze nel protocollo dietetico, diverso apporto calorico e durata dell'intervento, e nella coorte di studio.
Oltre all'elemento calorico, il contenuto e l'equilibrio dei macronutrienti rappresentano ulteriori importanti denominatori negli interventi dietetici e quindi la costituzione alimentare potrebbe essere altrettanto importante quanto il contenuto calorico. Da non trascurare anche che il rispetto rigoroso e permanente di questi regimi è difficile e porta a una saltuaria aderenza al piano alimentare, contribuendo a confondere i dati.
Quarantanove anziani sani in sovrappeso e obesi sono stati randomizzati a un intervento di restrizione calorica di tre mesi che ha migliorato significativamente la memoria, l'insulina, il glucosio e la proteina C reattiva rispetto a un alto contenuto di Pufa e a una dieta di controllo.
Lo stesso gruppo di ricerca ha confermato i risultati in un gruppo di donne obese e ha rilevato anche un aumento del volume della materia grigia e, in particolare, proprio nell’ippocampo, area nota per essere interessata dall’invecchiamento. I miglioramenti cognitivi sono stati riscontrati solo durante la fase di perdita di peso (otto settimane di restrizione calorica) e non dopo una fase di mantenimento del peso isocalorico di quattro settimane, sebbene la perdita di peso persistesse.
Coerentemente, i pazienti obesi con deterioramento cognitivo lieve hanno mostrato miglioramenti dopo un intervento di restrizione calorica della durata di 12 mesi. Gli effetti sulla funzione di memoria sembrano applicarsi anche a gruppi non obesi, poiché uno studio multicentrico ha riscontrato miglioramenti della memoria di lavoro spaziale in volontari sani dopo 12 e 24 mesi di questo regime alimentare. Uno studio randomizzato di sei mesi ha testato gli effetti della restrizione calorica e dell'esercizio fisico in quarantotto partecipanti, senza riscontro di miglioramento significativo a livello cognitivo.
Silvia Ambrogio
Bibliografia
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