Benefici della restrizione calorica, su Science svelati alcuni meccanismi molecolari

29 Marzo 2022

Bastano due anni di modesta restrizione calorica per riprogrammare il metabolismo energetico cellulare, garantendo maggiore benessere e longevità. Queste le conclusioni di uno studio condotto da scienziati del Pennington biomedical research center, in Louisiana, i cui risultati sono stati pubblicati su Science.

La ricerca ha attinto ai dati del Calerie 2 (Comprehensive assessment of the long-term effects of reducing intake of energy), lo studio sulla restrizione calorica più lungo mai condotto nell’uomo.

Tramite analisi cellulari e trascrizionali, lo studi ha rivelato come, con una restrizione calorica del 14% per due anni, si rallenta il processo di decadimento del timo favorendo così una maggiore disponibilità di linfociti T. Questo, da una parte va a potenziare l’efficienza del sistema immunitario contro infezioni e malattie di vario genere, a partire da quelle tumorali ma, allo stesso tempo, migliora la capacità di queste cellule di bruciare i grassi, rimuovendoli con maggiore efficienza e riducendo così il rischio che si possano depositare pericolosamente nel fegato o nei muscoli portando a insulino-resistenza, diabete, obesità.

Contestualmente, i ricercatori hanno identificato una proteina coinvolta in questo processo, esattamente un enzima, il Fattore di attivazione delle piastrine acetil-idrolasi (PlaG7): la restrizione calorica, nell’uomo, ne provoca l’inibizione. Hanno così sviluppato un modello murino con delezione del gene codificante, verificando come questa determinasse riduzione della lipoatrofia del timo, protezione contro la formazione di marker infiammatori e miglioramento del metabolismo.

“La nostra ricerca ci ha portato a due conclusioni” commentano gli Autori. “Da una parte, abbiamo potuto evidenziare i benefici di un regime non particolarmente aggressivo di restrizione calorica. Dall’altra, come il possibile controllo del gene di PlagG7 potrà, in futuro, rappresentare un target per spegnere l’infiammazione, riprogrammare il metabolismo cellulare e puntare, così, all’allungamento dell’aspettativa di vita in buona salute”.

Nicola Miglino

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