Tassare le bibite in relazione al loro contenuto in zuccheri può incidere pesantemente sui consumi, in particolare tra le fasce economicamente più deboli della popolazione. A suggerirlo, una ricerca della University of Washington (UW) che ha valutato le abitudini di acquisto di circa 400 famiglie a Seattle, San Francisco, Oakland e Philadelphia, tutte città che hanno di recente introdotto una sugar tax sulle bevande. Lo studio è stato pubblicato su Health Economics.

Tassare alcolici e bevande zuccherate per incentivare comportamenti più salutari, ridurre la mortalità per malattie croniche e incidenti stradali, ottenere più fondi da investire in servizi di pubblica utilità. È l’appello lanciato alcune settimane fa dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) in un documento che rielabora e aggiorna alcuni dati a livello internazionale, sottolineando come, a breve, verrà anche redatto un manuale tecnico sulle politiche fiscali legate agli alcolici.

Grazie alla sugar tax, nel Regno Unito, dal 2018 al 2020, si sono risparmiati ben 5.500 ricoveri ospedalieri per estrazioni dentali dovuti a carie in bambini sotto i nove anni di età. Questo quanto segnalato da uno studio osservazionale pubblicato su Bmj Nutrition, Prevention & Health.

Sembra eclissarsi definitivamente la possibilità che in Italia entrino in vigore plastic tax e sugar tax, introdotte dal governo Conte 2 a fine 2019, ma sempre rinviate. L’appuntamento per il debutto era fissato all’1 gennaio 2023 ma nella manovra di bilancio è previsto il differimento di un ulteriore anno e, secondo anticipazioni del Sole 24 Ore, l’intenzione del nuovo Governo sarebbe proprio quella di abolirle.

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