Secondo una nuova ricerca condotta dall'Università e dall'Ospedale universitario di Southampton, pubblicata sull'American journal of clinical nutrition, i bambini le cui madri, durante la gravidanza, hanno assunto dosi extra di vitamina D, rispetto a quanto consigliato di routine, conservano ossa più forti fino all'età di sette anni.
La gravidanza è caratterizzata da un complesso rimaneggiamento endocrino-metabolico finalizzato a garantire il necessario apporto di nutrienti al feto e preparare adeguatamente l’organismo materno al parto e alla lattazione. In particolare, si osserva una riduzione della sensibilità insulinica con successivo aumento della glicemia materna (soprattutto postprandiale), del flusso di glucosio al feto e degli acidi grassi liberi materni, utilizzati a fini energetici.
La gravidanza mette a serio repentaglio le risorse di ferro, con rischi per la donna e il nascituro. Per cercare di comprendere il fenomeno, in termini di valori e biomarcatori da monitorare, un gruppo di ricercatori, tra Irlanda e Stati Uniti, ha condotto uno studio prospettico di coorte su un campione di donne irlandesi, valutando i cambiamenti nei biomarcatori del ferro durante la gravidanza, stabilendo la prevalenza della carenza di ferro e proponendo parametri di riferimento per lo stato del ferro all’inizio della gravidanza in grado di predire la carenza nel terzo trimestre di gestazione.
I risultati di uno studio pubblicato di recente su Public health nutrition evidenziano una carenza, di Omega-3 nel 25% delle donne americane in gravidanza prese in esame. Si tratta del “Demographic and health characteristics associated with fish and n-3 fatty acid supplement intake during pregnancy: results from pregnancy cohorts in the ECHO program”, studio condotto dall’ Harvard Pilgrim health care institute, i cui risultati giungono proprio a ridosso della pubblicazione, prevista entro fine anno, delle raccomandazioni dell’Oms e degli Us National Academies su rischi e benefici del consumo di pesce in gravidanza.