Tossicità da curcumina: sul giornale italiano di Medicina interna sette utili riflessioni

11 Luglio 2019

Cautela e vigilanza per evitare due rischi opposti: sottostimare un fenomeno e creare allarmismi senza prove a supporto. Sono le raccomandazioni che Davide Donelli, Michele Antonelli e Fabio Firenzuoli, tra i maggiori esperti in Italia di fitoterapia, hanno affidato, in una lettera, all’Internal and emergency medicine, rivista della Società italiana di medicina interna (Simi), a commento dei recenti casi di epatotossicità collegati al consumo di curcumina e sotto monitoraggio da parte del ministero della Salute.

“L'uso tradizionale della curcumina come spezia, rimedio medicinale tradizionale e integratore alimentare sotto forma di estratto ad alta concentrazione è oggi considerato sicuro dall'Efsa, dall'Ema e dall’ Fda” sottolineano gli autori. “Gli effetti avversi riportati sono generalmente lievi e paragonabili a quelli che seguono la somministrazione di placebo, come dolore addominale, nausea, dispepsia. Tuttavia, va sottolineato che le formulazioni di curcumina a elevata biodisponibilità, come le nanoformulazioni o quelle in cui è associata alla piperina, sebbene apparentemente sicure, sono state meno studiate. Questo è un dettaglio importante, dal momento che gli eventi accaduti sembrano essere caratterizzati dall'uso di formulazioni ad alta biodisponibilità, spesso in associazione con piperina”.

In attesa di chiarimenti, si propongono alcune considerazioni utili alla comunità scientifica:

  1. casi di epatite sono stati concentrati negli ultimi 6 mesi, anche se non è escluso che potrebbero aumentare;
  2. i casi sono spesso legati all'uso della curcumina non solo di origine vegetale ma anche sintetica;
  3. la maggior parte degli integratori alimentari coinvolti contiene un'associazione di curcumina e piperina o una formulazione a elevata biodisponibilità;
  4. l'analisi del prodotto è fondamentale per escludere tutte le possibili ma anche possibili adulterazioni con altri specie di curcuma contenenti sostanze potenzialmente epatotossiche terpeniche come lo zederone;
  5. i pazienti andrebbero valutati dal punto di vista genetico per identificare potenziali polimorfismi che possono alterare il metabolismo epatico della curcumina e/o della piperina;
  6. ogni caso di epatite colestatica acuta con eziologia sconosciuta richiede un'anamnesi nutrizionale e farmacologica approfondita, perché altre sostanze naturali considerate finora sicure possono essere coinvolte;
  7. è importante che ogni caso sospetto che segue il consumo di un integratore alimentare o di un prodotto a base di erbe sia segnalato alle autorità sanitarie come "sospetto di reazione avversa a un prodotto naturale", per migliorare la conoscenza del fenomeno.

Il rischio di un allarmismo eccessivo, a detta degli autori, è che si arrivi a definire politiche di regolamentazione precauzionale altamente limitanti, come già accaduto in passato, per esempio con le restrizioni sull'uso di kava-kava che ha provocato la completa indisponibilità delle materie prime in Europa. “Se non giustificate, tali limitazioni avrebbero solo ripercussioni negative sulla pratica clinica della fitoterapia. A oggi, il profilo di efficacia e sicurezza della curcumina è positivo per diverse condizioni patologiche, in particolare per le malattie infiammatorie croniche e per il trattamento integrativo del cancro in oncologia, dove queste sostanze sono spesso utili ai medici per gestire e ottimizzare le terapie. La nostra speranza è che la comunità scientifica, così come le autorità sanitarie di tutti i paesi, capiscano tempestivamente e correttamente il fenomeno e lo controllino il prima possibile, migliorando anche le verifiche di qualità e di approvazione di sicurezza di tali prodotti”.

Top
Questo sito utilizza i cookies, che consentono di ottimizzarne le prestazioni e di offrire una migliore esperienza all'utente. More details…