Lo svuotamento dei liquidi è mediato da un sostenuto gradiente pressorio che prende origine a livello del fondo gastrico: i liquidi non richiedono di essere triturati e, quindi, lo stomaco si svuota in maniera mono-esponenziale.
Al contrario, i cibi solidi vengono miscelati e frammentati grazie agli effetti della secrezione acida e delle contrazioni antrali gastriche. A parità di volume del cibo solido, la velocità di svuotamento dello stomaco è regolata dalla composizione in macronutrienti degli alimenti: le fibre, i grassi, le proteine e i cibi a basso indice glicemico tendono a rallentare lo svuotamento del viscere, probabilmente influenzando la composizione chimico-fisica del chimo o grazie alla stimolazione degli ormoni intestinali, piuttosto che attraverso la densità energetica delle ingesta alimentari.
Infatti, il terzo fattore che influenza in maniera determinante lo svuotamento gastrico è proprio il contenuto calorico del cibo. Di fatto, dal momento che lo stomaco si svuota a un tasso calorico fisso, impiegherà più tempo a espellere nel duodeno un pasto di contenuto calorico maggiore.
Nei soggetti sani, la velocità dello svuotamento gastrico mostra profonde variazione inter-individuali, attestandosi tra 1 e 4 kcal/min, un range ancora più ampio nelle persone con diabete.
Il transito intestinale dei nutrienti stimola il rilascio di Glp-1 e Gip. Mentre entrambi favoriscono la secrezione insulinica in maniera glucosio-dipendente, solo il Glp-1 inibisce il rilascio del glucagone, induce sazietà e rallenta lo svuotamento gastrico. Inoltre, nello stato post-prandiale, gli effetti del Glp-1 sullo svuotamento gastrico sono predominanti sulla modulazione della secrezione endocrina del pancreas.
Per studiare l’impatto della fibra alimentare solubile su svuotamento gastrico, risposta glicemica postprandiale e insulina nei pazienti con diabete di tipo 2, 30 pazienti e 10 soggetti sani sono stati randomizzati a ricevere liquidi senza fibre (500 mL, 500 Kcal) e con fibre isoenergetici (β-glucano di avena 7,5 g, 500 mL, 500 Kcal) in due giorni separati, con un periodo di wash-out di sei giorni. La fibra ha migliorato la glicemia postprandiale, un risultato correlato al rallentamento dello svuotamento gastrico.
La relazione complessa tra glicemia e svuotamento gastrico è bidirezionale: la velocità con cui avviene lo svuotamento gastrico può spiegare fino al 30-40% della varianza della glicemia plasmatica dopo l’assunzione orale di glucosio o di un pasto ricco di carboidrati, e, di fatto, l’entità della escursione glicemica postprandiale è più dipendente dalla velocità di svuotamento del viscere che dal quantitativo totale di carboidrati ingeriti.
È anche intuitivo come uno svuotamento gastrico rallentato possa condizionare la mancata corrispondenza temporale tra l’assorbimento intestinale del glucosio e la farmacocinetica dell’insulina esogena, con la conseguenza di potenziali ipoglicemie postprandiali inattese e successive iperglicemie.
Le evidenze provenienti da studi trasversali indicano che il 30-40% dei soggetti sia con Dmt1 che Dmt2, con diabete scarsamente controllato e lunga durata di malattia, presenta un ritardo dello svuotamento gastrico. Al contrario, lo stesso è spesso riportato come accelerato nei soggetti con un miglior controllo glicemico. Tutto ciò si traduce in una più estesa variazione inter-individuale rispetto ai soggetti sani.
Inoltre, la presenza di sintomatologia tipica per disturbi del primo tratto gastro-intestinale, non suggerisce inevitabilmente uno svuotamento gastrico rallentato, in quanto gli stessi sintomi possono essere presenti nei soggetti con dispepsia funzionale o persino nelle persone con diabete che presentano un rapido svuotamento gastrico.
Alcune osservazioni sperimentali hanno anche permesso di identificare differenze di genere, mentre un solo studio ha riportato diversità tra etnie per quanto riguarda la severità clinica dei sintomi.
Silvia Ambrogio
Bibliografia
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