Il miele è costituito soprattutto da zuccheri, in particolare fruttosio e glucosio, ed è presente circa l’1% di proteine. Ci sono poi acqua, acidi organici, vitamine, sali minerali che ne arricchiscono il valore nutrizionale.
La produzione nazionale è insufficiente a coprire i nostri fabbisogni, così da doverne importare notevoli quantità, in particolare da Paesi extra-comunitari che seguono regole meno rigorose di quelle vigenti in Ue.
Le contraffazioni più comuni sono quelle che vedono l’aggiunta di zuccheri presenti in sciroppi zuccherini ricavati dal mais, dalla barbabietola, dalla canna da zucchero: il valore nutrizionale è molto simile e non sembrano esserci pericoli significativi per chi li consuma. “Possono esserci differenze organolettiche che il consumatore può notare sia mangiando il miele, sia osservando le confezioni che potrebbero riportare difetti di consistenza, piuttosto che stratificazioni anomale”, scrive Unc.
Una seconda contraffazione, sottolinea l’associazione guidata da Massimiliano Dona, è quella operata dagli apicoltori che pongono vicino agli alveari delle soluzioni zuccherine a disposizione delle api: il miele che si ottiene risulta carente delle sostanze naturalmente presenti nei fiori. A risentirne è il valore nutrizionale del miele e, soprattutto la perdita di alcune attività benefiche.
La contraffazione del miele raramente comporta pericoli per la salute. Le conseguenze sono soprattutto economiche per i cittadini che corrono il rischio di pagare prezzi elevati per mieli di modesta qualità.
Un’avvertenza, poi, sui cosiddetti mieli monofloreali, ovvero ottenuti dai fiori di una sola pianta come acacia, castagno, agrumi, tiglio, erba medica: la produzione è legata al periodo di fioritura delle piante ed è limitata e specializzata. “È piuttosto complicato riuscire a scoprire se si tratta effettivamente di un miele monofloreale o meno, poiché le api vanno su tutti i fiori che trovano”, sottolinea Unc. “In pratica bisogna affidarsi alla serietà dei produttori”.
Infine, mieli biologici e tipici o DOP: per i primi, ottenuti in zone in cui non sono impiegati fitofarmaci nelle colture vegetali e senza l’uso di farmaci veterinari negli alveari, la garanzia viene data dal bollino presente sui vasetti, rilasciato da un ente di certificazione. Nel secondo caso, la genuinità viene certificata dai consorzi di produzione sempre tramite “bollini” apposti sui vasetti. (n.m.)