La nutraceutica può avere un impatto significativo su prognosi e qualità della vita, quando, però, si hanno prodotti adeguatamente dosati e perseguendo una aderenza/persistenza congrue. Questo il messaggio che giunge dal 14.mo Congresso nazionale Sinut (Società italiana di nutraceutica) tenutosi nei giorni scorsi a Bologna, per voce del suo presidente, Arrigo Cicero.
Uno studio recente pubblicato su Current research in nutrition and food science, si è prefissato l'obiettivo di analizzare l'evoluzione e lo stato attuale della ricerca internazionale sui nutraceutici, individuarne le lacune e delineare le possibili aree di indagine future.
Quando adeguatamente dosati e perseguendo una aderenza/persistenza adeguata, i nutraceutici possono avere un impatto significativo su prognosi e qualità della vita in un contesto in cui, per motivi vari, perseguire una dieta sana va rivelandosi di difficile applicabilità. Questo, in sintesi, il messaggio lanciato a Bologna, in apertura del XIII congresso nazionale Sinut (Società italiana di nutraceutica), dal presidente Arrigo Cicero, che abbiamo incontrato a margine dei lavori.
Diversi nutraceutici sono in grado di ridurre in modo significativo la colesterolemia nell’uomo. Alcuni, peraltro, agiscono anche su infiammazione vascolare, reattività endoteliale e rigidità arteriosa, marcatori surrogati di stress e invecchiamento vascolare. Per non parlare dei probiotici che, risultati alla mano, si stanno aggiungendo di fatto al pool dei nutraceutici ipocolesterolemizzanti di interesse clinico. A parlarcene, Arrigo Cicero, presidente Sinut (Società italiana di nutraceutica), intervenuto sul tema al recente congresso nazionale di Bologna