Bologna, Sinut 2024: sì ai nutraceutici, ma in modo mirato, adeguatamente dosati e long-term

16 Settembre 2024

La nutraceutica può avere un impatto significativo su prognosi e qualità della vita, quando, però, si hanno prodotti adeguatamente dosati e perseguendo una aderenza/persistenza congrue. Questo il messaggio che giunge dal 14.mo Congresso nazionale Sinut (Società italiana di nutraceutica) tenutosi nei giorni scorsi a Bologna, per voce del suo presidente, Arrigo Cicero.

Una visione che parte da considerazioni generali sulla crisi strutturale dei Servizi sanitari nazionali a livello europeo, per arrivare a proporre soluzioni che mirino a un’attenzione più marcata verso tutto ciò che riguarda la prevenzione primaria e il controllo dei fattori di rischio, anche con l’aiuto della supplementazione. Solo, però, a determinate condizioni.

Prof. Cicero, qual è la fotografia, oggi, del nostro Servizio sanitario nazionale?

Siamo nel 2024: l’Italia, insieme, direi, a tutta l’Europa occidentale, vive un momento di crisi strutturale del Ssn, che deve reggersi in piedi con risorse contingentate, burocratizzazione estrema e personale sanitario stremato e in fuga, il tutto di fronte a una popolazione che invecchia e invecchia accumulando fattori di rischio e malattia.

Quali soluzioni intravede per far fronte a questa crisi?

Non esiste una soluzione immediata, ma una si può basare sul concetto della prevenzione primordiale: preveniamo la comparsa dello sviluppo di fattori di rischio via ottimizzazione dello stile di vita dall’età pediatrica. La seconda, meno filosofica, ma più applicabile nel breve termine, è la prevenzione primaria “vera”, ovvero con l’identificazione precoce dei fattori di rischio, prima che questi possano causare danni organici.

Perché è così difficile, oggi, fare educazione sui temi legati alla corretta alimentazione?

La ricerca scientifica si sta avvicinando sempre di più a definire un concetto moderno di dieta sana, al di là degli interventi sartoriali. Tuttavia questa è di difficile applicabilità per tanti motivi. Da una parte, abbiamo lo scarso aggiornamento dei cosiddetti esperti, spesso resistenti al cambiamento. La popolazione generale, poi, è condizionata da tanti fattori, a cominciare dal livello culturale, dalle abitudini o dalle pressioni commerciali, per arrivare all’incapacità di comprensione dei suggerimenti forniti, a vincoli religiosi e/o etici, alla dispercezione dell’effetto della dieta o di singoli alimenti sulla salute, sino ad atteggiamenti ortorettici.

Qual è lo spazio per la nutraceutica in questo quadro?

In questo contesto il ruolo della nutraceutica diventa fondamentale, perché può in parte compensare i deficit legati a una dieta non ottimale, specie quando si impieghino, in modo mirato, formulazioni a dosaggio pieno per tempi lunghi, ovvero mesi-anni-decenni.

Quali i limiti e quali le opportunità?

Se per alcuni nutraceutici la supplementazione potrebbe essere effettuata quasi a pioggia, e penso, per esempio, a magnesio, vitamina D, acido folico, aminoacidi essenziali, acidi grassi omega 3, per altri è necessaria cautela, ma soprattutto l’onestà intellettuale di non proporre prodotti multicomponenti sottodosati in virtù di una teorica e, in genere, non dimostrata, sinergia al posto di prodotti paucicomponenti adeguatamente dosati. Infine anche il mondo della nutraceutica è traviato dall’idea dell’innovazione forzata, che spesso aumenta i costi di prodotti che andrebbero assunti per lunghi periodi senza fornire alcun vantaggio reale all’utente. La nutraceutica è un’arma potenzialmente efficacie: sfruttiamola per il bene comune.

Nicola Miglino

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