“Lo scarto alimentare è prodotto in tutte le fasi del ciclo di vita di un alimento, dalla produzione agricola alla lavorazione e alla trasformazione tecnologica, dalla distribuzione al consumo”, sottolinea Sagratini. “Dalla biomassa dello scarto, in ottica di economia circolare, si possono estrarre sostanze e molecole bioattive che poi, opportunamente caratterizzate chimicamente, possono essere formulate tecnologicamente per dare vita a un nutraceutico o a un ingrediente attivo da addizionare in un functional food”.
Diversi sono gli esempi e i casi studio presentati: “Dallo scarto della produzione dei prodotti della pesca, si può, per esempio, estrarre la Vitamina D3, attraverso tecniche altamente performanti che utilizzano la CO2 in fase supercritica e, dopo opportuna formulazione farmaceutica, si può testare l’efficacia clinica del nutraceutico prodotto. È questo l’obiettivo del progetto PRIN 2022 VITADWASTE. Dallo scarto della produzione vitivinicola, poi, e, in particolare, dai tralci della vite, possono invece essere recuperate sostanze bioattive di natura fenolica da destinare, opportunamente estratte e formulate, al settore nutraceutico. E questo è uno degli obiettivi del progetto europeo LIFE NATURAL AGRO, recentemente finanziato. Rimane fondamentale, comunque, un principio base: per realizzare un nutraceutico efficace è necessario ottimizzare le condizioni di estrazione, purificazione, caratterizzazione, formulazione e sicurezza alimentare”.