Lo xilitolo, zucchero alcolico presente naturalmente in piccole quantità in molti frutti e verdure, ma utilizzato anche abbondantemente come dolcificante dall’industria alimentare, rischia di finire presto nell’elenco dei potenziali nemici della salute cardiovascolare. A suggerirlo, uno studio condotto da ricercatori della Cleveland clinic e pubblicato sull’European heart journal.

Il consumo di dolcificanti non zuccherini (Nss) porta a cambiamenti significativi nella diversità e nella composizione della flora microbica intestinale e nei livelli dei marcatori infiammatori circolanti. Lo evidenzia uno studio nel quale i ricercatori hanno analizzato campioni dello studio Reimagine (Revealing the whole intestinal microbiota and its associations with the genetic, immunologic, and neuroendocrine ecosystem) per valutare i potenziali effetti del consumo di Nss sul microbiota del lume duodenale.

Con l’obiettivo di sfruttare al meglio gli effetti positivi dei dolcificanti artificiali si susseguono gli studi per valutarne luci e ombre, a breve e lungo termine. Attualmente, tutti i diversi dolcificanti artificiali, aspartame, Ace K, sucralosio, saccarina, neotame e advantame sono usati come additivi alimentari ed è noto che tutti attivano i recettori del gusto dolce e mostrano diversi effetti comuni, come la secrezione di insulina e incretina, che modulano a loro volta l’omeostasi glicemica.

Fari puntanti sui dolcificanti artificiali (edulcoranti) per il rischio cardiovascolare correlato al loro consumo. Il monito giunge dalle colonne del British medical journal che ha pubblicato uno studio con evidenze piuttosto preoccupanti.

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