Nella carne e nei latticini provenienti da animali da pascolo come mucche e pecore, si cela un nutriente, l’acido trans-vaccenico (Tva), in grado di rafforzare la risposta immunitaria contro il cancro. Questi i risultati di uno studio dell’Università di Chicago pubblicato di recente su Nature, discussi in questi giorni a Napoli nel corso della nona edizione dell’Immunotherapy Bridge e della 14.ma edizione del Melanoma Bridge.
Nonostante le indicazioni suggeriscano un consumo limitato di prodotti lattiero-caseari, in particolare quelli più ricchi in grassi, le evidenze della letteratura sembrano suggerire accorgimenti meno rigidi. Si tratta, infatti, di una classe molto eterogenea di alimenti, ricca anche di nutrienti potenzialmente benefici per cuore e vasi. Ecco così che un gruppo di ricercatori della Diabetologia dell’Università Federico II di Napoli ha deciso di condurre una review con l’obiettivo di riassumere quanto oggi a disposizione degli scienziati sull’argomento.
I prodotti lattiero-caseari sono una fonte di zinco alimentare di buona biodisponibilità, ma ne modulano l'assorbimento da altre fonti alimentari. Studi di perfusione dell'intestino tenue nell'uomo hanno dimostrato che i siti di massimo assorbimento dello zinco sono il duodeno e il digiuno. Lo zinco viene assorbito nella sua forma ionizzata. Per il suo assorbimento, quindi, è importante che venga rilasciato dagli alimenti e ionizzato durante il processo di digestione, evitando di formare complessi con ligandi che influenzano la loro solubilità e assorbimento.
Selezionare con cura gli alimenti è fondamentale per un piano dietetico antinfiammatorio. Le indicazioni suggeriscono di orientarsi verso il consumo di cibi integrali a base vegetale ricchi di grassi sani e fitonutrienti, mantenendo una risposta glicemica stabile. Alcuni recenti lavori in letteratura ha fatto il punto su specifici nutrienti e alimenti funzionali ad azione antinfiammatoria. Vediamoli in rassegna, partendo dallo zinco, a lungo studiato, grazie alla sua capacità di ridurre le citochine infiammatorie. Uno studio randomizzato, in doppio cieco con placebo su una sua supplementazione (45 mg/die per sei mesi) negli anziani (56-83 anni) ha mostrato una significativa riduzione dei livelli di Pcr, Il-6 e Tnf-α. In un’altra ricerca, condotta in soggetti di età pari o superiore a 40 anni, ha mostrato una diminuzione di Pcr e Il-6 nel plasma. Gli studi condotti fino a oggi suggerisco una correlazione inversa tra livelli plasmatici zinco e Pcr sono inversamente correlati nei pazienti anziani.