I simbiotici, intesi come combinazione di probiotici e prebiotici, si stanno affermando come una potenziale opzione terapeutica in grado di modulare il microbiota. Il razionale è solido: i probiotici introducono nuove specie mentre i prebiotici forniscono un substrato per le specie microbiche preesistenti. Dato che tutti gli esseri umani possiedono i generi Bifidobacterium e Lactobacillus nel loro microbiota intestinale, fornire substrati che alimentino questi batteri endogeni può quindi essere una strategia più efficace rispetto all’introduzione di specie batteriche esogene in un ecosistema resiliente.

Nei pazienti anziani con sindrome metabolica l’impiego di simbiotici, ovvero alimenti in cui sono simultaneamente presenti microrganismi probiotici e substrati prebiotici, aiuta a migliorare i principali marker di rischio cardiovascolare e di insulino-resistenza. Queste le conclusioni di uno studio clinico tutto italiano appena pubblicato su European journal of clinical nutrition.

Tra i fattori che direttamente o indirettamente influenzano il microbiota, la dieta è sicuramente uno dei più importanti, ma anche più il complesso. In occasione di Mibioc – The way of the microbiota in cancer, primo convegno internazionale su attualità e prospettive del microbiota in ambito oncologico, tenutosi di recente presso l’Istituto nazionale dei tumori (Int) di Milano, abbiamo chiesto a Cecilia Gavazzi, responsabile della Ss di Nutrizione clinica della struttura lombarda, di chiarirci alcuni aspetti legati alla correlazione tra alimentazione e microbiota.

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