Fratter (Sifnut): “Sugli integratori serve legge che normi requisiti formulativi e tecnologici”

15 Settembre 2021

Abbiamo chiesto un commento al lavoro di Fabiana Quaglia sul possibile rischio di indissolubilità degli integratori ad Andrea Fratter (Foto), presidente della Società italiana formulatori in nutraceutica (Sifnut).

Dr. Fratter, dalle analisi della P.ssa Quaglia sembra evidente il rischio di avere sul mercato compresse di integratori che non si dissolvono nell’intestino ma vengono eliminati tal quali. Possibile?

Più che possibile direi, purtroppo, prevedibile. In Italia, come del resto negli altri Paesi Ue, manca una legislazione specifica che indichi e imponga i requisiti formulativi minimi dei nutraceutici, specie per quelli che rivendicano un rilascio modificato o una gastro-resistenza. In qualche caso, un occhio esperto può già profetizzare la mancata disaggregazione della compressa anche soltanto guardando la composizione del formulato...

Quali suggerimenti può dare alle aziende perché provvedano in autonomia a questo controllo di qualità?

Assolutamente dedicare più tempo e risorse per realizzare uno studio formulativo che consenta di garantire l'effettivo rilascio dei principi attivi in sede enterica con i test previsti dalla Farmacop,ea da applicarsi in modo rigoroso e soprattutto sistematico tutte le volte che il prodotto deve garantire un rilascio modificato e/o una gastro-resistenza. Ancora più auspicabile sarebbe l'adozione di specifici kit presenti sul mercato e a prezzi più che ragionevoli, in grado di simulare i liquidi gastro-enterici umani così da creare le migliori condizioni sperimentali per simulare l'intorno fisiologico in cui tali prodotti devono disgregarsi.

Quali sono i limiti della normativa europea, a suo giudizio?

I limiti sono che nonostante i comuni integratori siano ormai molto lontani per composizione e finalità dai prodotti nutraceutici più evoluti e oggetto di prescrizione e consiglio medico anche specialistico, la legislazione che ne norma il contenuto e soprattutto i requisiti formulativi e tecnologici è la medesima degli integratori: non si può pensare che un paziente che deve assumere un nutraceutico a base di berberina, che notoriamente viene poco assimilata dall'intestino a causa di una pompa chiamata P-gP, o di resveratrolo estesamente biotrasformato dai citocromi entero-epatici, si ritrovi un prodotto in cui non è stata messa in atto nessuna strategia tecnologica per limitare questi fenomeni e poi magari possa anche rivendicare un claim. Soprattutto perché gli strumenti tecnologici e validativi sono facilmente disponibili alle aziende che producono e controllano questi prodotti. È un problema eminentemente normativo e finché non verrà risolto dalle istituzioni competenti in sede europea, temo che di notizie come quella legata alla ricerca della P.ssa Quaglia ne leggeremo, ahimè, ancora molte. 

Nicola Miglino

 

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