Melanoma, immunoterapia più efficace con dieta ricca in fibre

20 Gennaio 2022

Una dieta ricca in fibre migliora la risposta all’immunoterapia nei pazienti con melanoma grazie a un’azione diretta sul microbiota intestinale. Questi i risultati di uno studio, pubblicato su Science, che ha visto la collaborazione del National cancer institute (Nci), appartenente ai National institutes of health americani, e dell’Anderson cancer center dell’Università del Texas.

Si tratta di una ricerca che ha messo insieme dati clinici e sperimentali rispetto agli effetti che una dieta ricca in fibre piuttosto che l’impiego di probiotici possono avere sul tempo di progressione della malattia in pazienti con melanoma trattati con inibitori dei checkpoint immunitari, in particolare gli anti Pd-1 che stimolano i linfociti T ad attaccare le cellule tumorali.

Questo approccio farmacologico, che aiuta a ripristinare la capacità naturale del sistema immunitario di riconoscere e uccidere le cellule tumorali, ha rivoluzionato la terapia del melanoma, migliorando anche di anni la sopravvivenza di pazienti con malattia avanzata. In molto casi, però, si rivela inefficace e diversi studi hanno suggerito un ruolo dei batteri intestinali nell’influenzare la risposta clinica.

Tra questi, uno degli stessi Autori che in precedenza aveva messo in evidenza come un trapianto fecale da pazienti responder a non responder avesse determinato, in questi ultimi, una maggiore capacità di contrastare la malattia. In aggiunta, un lavoro sempre interno all’Nci, aveva evidenziato, su modelli animali, la capacità della pectina, una fibra contenuta nella mela, di bloccare la crescita del tumore attivando i linfociti e rimodellando la risposta immunitaria.

Nel nuovo studio, i ricercatori hanno preso in esame diversi indicatori nelle persone in terapia, dal microbiota fecale, alle abitudini alimentari, all’impiego di probiotici.

Tra i 128 pazienti di cui era nota l'assunzione di fibre alimentari, quelli che hanno riferito di consumarne almeno 20 g/die, quantità ritenuta dai ricercatori sufficiente allo scopo, hanno fatto registrare la sopravvivenza maggiore, con una riduzione progressiva del 30% del rischio di ripresa della malattia ogni 5 g in più di fibre giornaliere consumate.

Contemporaneamente, i ricercatori sono andati a misurare in modelli murini di melanoma l’effetto delle fibre sulla risposta al trattamento con anti-PD-1, verificando così come una ricca di fibre determinasse un rallentamento nella crescita del tumore dopo il trattamento, rispetto a quanto osservato in topi trattati con una dieta povera di fibre.

Hanno poi ripetuto gli esperimenti su topi germ-free, osservando che la dieta non aveva alcuna influenza sulla risposta all’immunoterapia, segno evidente che l’effetto si può ottenere solo modificando una microflora già presente.

“Una delle possibili spiegazioni sta sicuramente nel fatto che la fibra aumenta a livello intestinale la presenza di specie batteriche, come le Ruminococcaceae, che sono forti produttori di acidi grassi a catena corta con effetto antitumorale”, dice Giorgio Trinchieri, direttore del Laboratory of integrative cancer immunology al Nci e tra gli Autori dello studio.

“Proprio nei topi, abbiamo visto un aumento, per esempio di uno di questi acidi grassi, il propionato, mentre nei pazienti, l’esame fecale ha rilevato che chi rispondeva meglio alle terapie registrava una forte presenza a livello intestinale proprio di Ruminococcaceae”.

Oltre alle fibre, i ricercatori hanno anche esaminato l'impatto dei probiotici sulla risposta terapeutica riscontrando, però, in questo caso, un effetto opposto, ovvero una maggiore progressione della malattia benché, come sottolineano loro stessi, il numero di pazienti trattati fosse piuttosto esiguo e la tipologia di probiotici assunti eccessivamente eterogenea.

"I nostri risultati confermano che il microbiota intestinale è in grado di influenzare la risposta all'immunoterapia e che una dieta ricca di fibre, ovvero di frutta, verdura e legumi, potrebbe migliorare gli esiti delle cure", conclude Trinchieri.

"Di certo sono molti i fattori in grado di determinare il successo di queste terapie innovative nei pazienti con melanoma, ma i nostri dati sembrano svelare un ruolo chiave del microbiota intestinale, modulabile più con un’alimentazione mirata piuttosto che con il ricorso a probiotici”.

Nicola Miglino

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