Entrambi, hanno ricevuto quotidianamente un’integrazione di vitamina B1. Le frequenze delle vampate venivano registrate tramite una app, mentre un questionario ha misurato la qualità della vita sulla base di alcuni indicatori specifici che andavano dalla comparsa di sintomi vasomotori, ad aspetti psicosociali e sessuali.
I risultati evidenziano una riduzione della frequenza di vampate, a fine studio rispetto all’inizio, del 78% nel gruppo di intervento rispetto al 39% dei controlli. Per quanto riguarda l’intensità degli attacchi, quelli di forma da moderata e severa si sono ridotti del 93% rispetto al 34% del gruppo di controllo e le donne che a inizio studio dichiaravano di avere oltre sette episodi giornalieri, si sono viste ridurre la frequenza del 93%, rispetto al 36% della controparte. In aggiunta, nel gruppo di intervento si è registrata una riduzione media del peso corporeo di circa 3,5 Kg.
Così Neal Barnard, docente presso la George Washington university school of medicine e coordinatore della ricerca: “Ancora non ci è chiaro il perché questa combinazione funzioni, ma sembra che evitare i prodotti animali, ridurre i grassi e aggiungere una porzione di semi di soia siano elementi fondamentali. Ci siamo ispirati a una dieta tradizionale giapponese a basso contenuto di grassi e ricca in frutta e verdura, aree geografiche dove le donne in post-menopausa manifestano meno sintomi correlati. Ora, però, servono studi randomizzati e in doppio cieco per dare conferma a queste evidenze preliminari su un campione limitato”.
Nicola Miglino