“Sulla base degli studi oggi disponibili, non possiamo dire che l'integrazione di vitamina D3 protegga dallo sviluppo del cancro. Il quesito, però, è se può incidere sulla mortalità connessa al tumore”, sottolinea Ben Schöttker, epidemiologo del German cancer research center. “Su questo fronte, studi precedenti hanno prodotto risultati discordanti. Da qui, il motivo della nostra analisi”.
Dal lavoro tedesco, i cui risultati sono stati pubblicati su Ageing research reviews, emerge come i dati presi nel loro complesso evidenzino una riduzione della mortalità del 6% con la supplementazione, differenza, però, non statisticamente significativa. L’analisi per sottogruppi, però, mostra che l’assunzione quotidiana a basse dosi (da 400 a 4.000 UI/die) portava a una riduzione signficativa del rischio pari al 12 % rispetto a quella saltuaria a dosi più alte (da 60.000 a 120.000 UI una volta al mese o meno).
I benefici maggiori con l'assunzione giornaliera si sono ottenuti nei soggetti di età pari o superiore a 70 anni e l'effetto è risultato più evidente quando l'assunzione di vitamina D era iniziata prima della diagnosi del cancro.
La maggiore efficacia delle dosi giornaliere, secondo gli Autori, è probabilmente dovuta a migliore biodisponibilità dell'agente attivo, l'ormone 1,25-diidrossivitamina D, in grado di inibire la crescita del tumore.
Hermann Brenner, epidemiologo ed esperto di prevenzione presso il German cancer research center, conclude: “Questo lavoro sottolinea il grande potenziale della somministrazione di vitamina D3 nella prevenzione delle morti per cancro. L'assunzione regolare a basse dosi ha rischi praticamente trascurabili e costi molto bassi”.
Nicola Miglino