Gli studi sono stati presentati in anteprima a Filadelfia, durante le Scientific sessions 2023 dell’American heart association, tenutesi il 12 e 13 novembre scorsi.
Il trial di riferimento è il Target-D, studio clinico randomizzato che ha coinvolto 632 partecipanti divisi in due gruppi: 316 hanno ricevuto un trattamento standard e altri 316 un trattamento mirato con vitamina D, con l'obiettivo di portare i livelli di 25-idrossivitamina D a più di 40 ng/ml.
Dei partecipanti al trattamento, quasi il 90% ha richiesto un aggiustamento continuo dei dosaggi, con il 51% che ha avuto bisogno di dosi tra 5.000 e 8.000 UI e il 14,6% di oltre 10.000 UI o più per raggiungere i 40 ng/ml. Inoltre, è stato necessario del tempo per arrivare all’obiettivo: meno del 65% ci ha messo tre mesi e il 25% sei mesi.
Ora è in corso un’altra parte dello studio, su un campione più ristretto che, a 30 giorni dall’arruolamento, aveva avuto un evento cardiovascolare, per verificare se l’integrazione è in grado di proteggere da un secondo episodio. I risultati sono attesi entro maggio 2024.
“Bisogna assolutamente capire se la vitamina D può aiutare a prevenire gli eventi cardiovascolari”, sottolinea Viet T. Le, ricercatore presso l'Intermountain Health e tra gli Autori dello studio. "I nostri risultati mostrano, comunque, che senza un approccio su misura, i pazienti molto probabilmente non vedranno alcun risultato. Non basta avviare un trattamento a una determinata dose senza monitorare che succede nel tempo”. (n.m.)