Inoltre, il seme di lino è considerato una fonte alternativa di acido grasso omega-3 di derivazione marina grazie alla sua pronta disponibilità ed è poco costoso rispetto all'olio di pesce.
Nonostante l'aumento della ricerca sui semi di lino, ci sono incongruenze tra le prove che esaminano gli effetti sul profilo lipidico, con alcune indagini che mostrano effetti benefici e altre no.
Una metanalisi pubblicata nel 2009 ha valutato gli effetti ipolipemizzanti dei semi di lino e dei prodotti derivati dai semi di lino (olio di semi di lino o lignani) sui lipidi nel sangue utilizzando 28 studi, concludendo che gli effetti sull'abbassamento del colesterolo erano più evidenti nelle donne (in particolare in postmenopausa) e negli individui con concentrazioni iniziali di colesterolo elevate. Non sono stati riscontrati invece cambiamenti significativi nelle concentrazioni di colesterolo Hdl e trigliceridi.
Uno studio pubblicato quest’anno ha analizzato con lo stesso obiettivo 62 studi randomizzati controllati, con un totale di 3.772 partecipanti, arrivando a concludere che il consumo di semi di lino e dei suoi prodotti (dosi da 10 a 60 g al giorno) ha un effetto benefico sull'abbassamento di trigliceridi, colesterolo Ldl e colesterolo totale nell’uomo e potrebbe fornire un'importante strategia di supporto per controllare la dislipidemia.
È importante anche valutare l'impatto della supplementazione di semi di lino sulle molecole di adesione e sulle citochine infiammatorie.
Anche in questo caso, non tutti gli studi fatti negli ultimi dieci anni hanno riportato gli stessi risultati. Alcuni mostrano benefici sull'infiammazione e altri no e uno studio cinese, dedicato espressamente a questo seme, nel 2013 aveva mostrato un vantaggio con l'integrazione nell’aumentare i Pufa n-3 degli eritrociti, diminuendo i Pufa n-6 e il rapporto n-6/n-3 nei partecipanti con fattori di rischio di sindrome metabolica. Una metanalisi del 2016 su 20 studi aveva valutato gli effetti dei semi di lino e dei prodotti derivati (olio di semi di lino o lignani) sulla Pcr, senza riscontrare alcun effetto.
Quest’anno, una revisione dei 40 studi, per un totale di 2.520 partecipanti, ha fatto chiarezza sull'impatto dell'integrazione con semi di lino sui fattori di rischio cardiovascolare, stabilendo che il suo consumo ha un effetto benefico sull'abbassamento delle concentrazioni circolanti di proteina C-reattiva, interleuchina-6 e proteina di adesione delle cellule vascolari 1 (Vcam-1).
Nel complesso, per gli autori di questo studio la divergenza nei risultati trovati potrebbe essere dovuta ad altri componenti dietetici, fattori dello stile di vita o fattori genetici come i polimorfismi a singolo nucleotide dei soggetti.
Dovrebbero essere considerate anche le interazioni tra dieta, infiammazione e microbiota, questo perché il seme di lino è la più ricca fonte non bioattiva di precursori dei lignani e viene convertito nel colon dal microbiota intestinale nei suoi metaboliti primari che possiedono un'azione antiossidante, e potrebbero quindi essere modificati dal profilo del microbiota.
Inoltre, diversi componenti bioattivi nei semi di lino e nei prodotti derivati, più il tipo di produzione, conservazione, stabilità del composto e uso di semi di lino interi o dei suoi derivati potrebbero influenzare la biodisponibilità e quindi le molecole di adesione e risposte di citochine infiammatorie. Questa metanalisi suggerisce quindi il vantaggio di dare integratori di semi di lino a soggetti in sovrappeso e/o con uno stato metabolico compromesso potrebbe avere effetti benefici.
Vi è una particolare preoccupazione per l’assunzione dei semi di lino in alcune fasce della popolazione, come le donne in gravidanza.
Inoltre, l'effetto esatto dei fitoestrogeni dei semi di lino sul sistema riproduttivo maschile non è noto e gli studi sugli animali finora condotti mostrano che l'esposizione neonatale agli estrogeni porta alla riduzione della produzione di sperma. Pertanto, l'utilizzo dei semi di lino nella dieta, specialmente a lungo termine, dovrebbe essere eseguito con cautela per le donne incinte e gli uomini in età riproduttiva, specialmente nell'uso cronico.
Silvia Ambrogio
Bibliografia
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- Effect of flaxseed supplementation on markers of inflammation and endothelial function: A systematic review and meta-analysis. Cytokine. Volume 126, February 2020, 154922
- Meta-analysis of the effects of flaxseed interventions on blood lipids. Am. J. Clin. Nutr., 90 (2) (2009), pp. 288-297
- Effects of flaxseed supplementation on erythrocyte fatty acids and multiple cardiometabolic biomarkers among Chinese with risk factors of metabolic syndrome. Eur. J. Nutr., 52 (5) (2013), pp. 1547-1551
- Effect of flaxseed intervention on inflammatory marker C-reactive protein: a systematic review and meta-analysis of randomized controlled trials. Nutrients, 8 (3) (2016), p. 136