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Dieta e integrazione nella prevenzione dell’ictus

06 Maggio 2021

Mentre è certo è il ruolo della dieta come importante fattore di rischio per l'incidenza e la severità del primo ictus, poche sono le evidenze in prevenzione secondaria. Gli studi Vitatops 10 e Visp 11, condotti all'inizio degli anni Duemila, non hanno riscontrato alcun beneficio significativo dell'integrazione con vitamine del gruppo B (acido folico, vitamine B6 e B12) nel ridurre l'incidenza di ictus ricorrenti.

La prima metanalisi, con 82.723 partecipanti, ha riscontrato un beneficio complessivo della supplementazione di acido folico e a oggi i risultati raccolti suggeriscono che l'integrazione di folato a basse dosi (0,5-5 mg/die), da sola o in combinazione con dosi basse (≤0,05 mg/die) di vitamina B12, è efficace nel prevenire l'ictus nelle regioni senza fortificazione con acido folico degli alimenti.

Un’altra metanalisi che includeva oltre 80mila adulti anziani (età media 66 anni) ha riportato che l'integrazione di vitamina D, rispetto a placebo, non ha ridotto il rischio di ictus; i risultati erano coerenti per sesso, concentrazione basale di vitamina D, dosaggio e formulazione di vitamina D, e presenza o assenza di somministrazione concomitante di calcio.

Una revisione Cochrane pubblicata nel 2020 ha incluso 86 studi sull'integrazione di acidi grassi Omega-3, in persone con e senza malattie cardiovascolari. I risultati indicano che gli integratori di acidi grassi Omega-3, a dosi comprese tra 0,5 g/die e più di 5 g/die, non hanno avuto alcun effetto complessivo sull'incidenza dell'ictus. Un risultato coerente con una precedente metanalisi, che aveva già evidenziato come l'uso di integratori di acidi grassi Omega-3 non influisse sul rischio di ictus.

Anche i polifenoli sono stati analizzati in questo ambito. Il flavan-3-ol è un composto antiossidante che si trova in alte concentrazioni in alimenti come tè, cacao, mele e frutti di bosco e una metanalisi di due studi di coorte ne ha valutato l'assunzione in 44.909 partecipanti con molteplici fattori di rischio di ictus (diabete, precedenti malattie cardiovascolari, ipertensione). Non è stata rilevata alcuna associazione tra maggiore assunzione di flavan-3-olo da alimenti o integratori (rispetto con l'assunzione più bassa) e incidenza di ictus.  

La base di prove per il ruolo del sodio nella prevenzione dell'ictus secondario è complessa. Da un lato vi è una forte evidenza che una minore assunzione di sodio riduca la pressione sanguigna, importante fattore di rischio per l'ictus. Dall’altra, una metanalisi di 23 studi di coorte e due studi controllati randomizzati di follow-up ha rilevato che l'assunzione giornaliera di sodio nell'intervallo di 2,6-4.9 g/die è ottimale, con variazione all'interno di questo range che non influenza il rischio di malattie cardiovascolari. Pertanto, è probabile che la relazione tra l'assunzione di sodio e le malattie cardiovascolari, incluso l'ictus, segua una curva a forma di U, con assunzioni molto basse e molto alte che portano a danni.

Nessuno studio randomizzato e controllato ha valutato l'effetto dei singoli alimenti sull'incidenza di ictus. Due studi di coorte hanno esaminato l'associazione tra assunzione di pesce e rischio di ictus nelle persone con diabete e hanno trovato risultati contrastanti. In altri due studi di coorte non è stata trovata alcuna associazione tra l'assunzione di carne e l'incidenza di ictus negli adulti giapponesi con diabete, o tra il consumo di frutta a guscio e l'incidenza dell'ictus negli adulti americani con diabete.

Una revisione sistematica e una metanalisi di 123 studi di coorte che esaminano tutti gli alimenti e i gruppi di alimenti hanno rilevato che il rischio di primo ictus era ridotto con un maggiore apporto dietetico di verdure, frutta e pesce e aumentato con maggiori assunzioni dietetiche di carne rossa, carne lavorata e bevande zuccherate. 

Il ruolo del consumo di carne rossa, in particolare, rimane controverso. Nel loro insieme, ci sono prove di una scarsa certezza che le diete prevalentemente, ma non necessariamente esclusivamente, a base vegetale potrebbero ridurre il rischio di ictus ricorrente. 

Le prove attuali suggeriscono che l'approccio dietetico più promettente per la prevenzione del primo ictus, e presumibilmente ricorrente, consiste nel valutare e implementare interi modelli dietetici, come la dieta in stile mediterraneo, piuttosto che concentrarsi su singoli nutrienti o alimenti.

Silvia Ambrogio

Bibliografia

  • The role of diet in secondary stroke prevention. The Lancet Neurology. Volume 20, Issue 2, February 2021, Pages 150-160.
  • Healthy eating for secondary stroke prevention. The Lancet Neurology, Volume 20, Issue 2, February 2021, Pages 87-89.
  • Global and regional effects of potentially modifiable risk factors associated with acute stroke in 32 countries (Interstroke): a case-control study. Lancet, 388 (2016), pp. 761-775.
  • The role of nutrition in the risk and burden of stroke: an update of the evidence. Stroke, 48 (2017), pp. 3168-3174.
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