I pazienti affetti da artrite reumatoide manifestano livelli significativamente ridotti di vitamina D, zinco e ferro. Di conseguenza, le carenze promuoveranno ulteriormente l'infiammazione, aumentando il rilascio di mediatori pro-infiammatori e Ros mediante meccanismi epigenetici. Per questo l’integrazione di questi nutrienti potrebbe migliorare rapidamente l'evoluzione della malattia, ma mancano studi di associazione diretta.
Lo stesso selenio, altro oligoelemento con un notevole potenziale antinfiammatorio e antiossidante, ha dimostrato di essere carente e pazienti affetti da artrite reumatoide con una maggiore concentrazione sierica di selenio sembrano avere un'infiammazione più lieve, indicata da livelli più bassi di proteina C reattiva e velocità di eritrosedimentazione (Ves).
Il Nac potrebbe rimuovere i Ros e inibire la sintesi di citochine pro-infiammatorie, riducendo così il reclutamento di neutrofili e altre cellule immunitarie, ma finora è stato condotto solo uno studio clinico che ha dimostrato che l'integrazione di Nac potrebbe ridurre i livelli di diversi mediatori coinvolti nello stress ossidativo, senza però ridurre la progressione della malattia o migliorare i sintomi dei pazienti con artrite reumatoide.
La glutammina, amminoacido non essenziale relativamente abbondante nel manzo, nelle uova, nel tofu e in altri alimenti ricchi di proteine, è consumata al tasso più alto dai neutrofili tra le cellule immunitarie, ma sono rare le pubblicazioni sull'associazione tra integrazione di glutammina e artrite reumatoide, a eccezione di uno studio condotto ben 17 anni fa che ha dimostrato che l'integrazione con beta-idrossi-beta-metilbutirrato, glutammina e arginina non ha avuto alcun beneficio nell'invertire la cachessia nei pazienti con questa patologia.
Uno studio prospettico di coorte ha mostrato che un consumo dietetico superiore a 0,21 g al giorno di acidi grassi polinsaturi Omega-3 a catena lunga era associato a una riduzione del 35% del rischio di sviluppare questa patologia. In uno studio trasversale, il consumo di pesce almeno due volte a settimana è stato in grado di attenuare la gravità della malattia dei pazienti. I Pufa Omega-3 sono anche gli integratori più studiati nell’ambito di questa patologia, con numerosi studi clinici condotti tra gli adulti nel corso degli ultimi dieci anni. Una revisione sistematica pubblicata di recente ha concluso che l'integrazione con Pufa Omega-3 ha portato a miglioramenti sostanziali nella durata della rigidità mattutina (Ems), livelli di dolore, velocità di eritrosedimentazione (Ves), funzione fisica, forza di presa, dolorabilità articolare e livelli di leucotriene B4 (Ltb4).
Ruoli promettenti anche dagli antiossidanti estratti dalle piante. Recentemente, uno studio clinico ha dimostrato la funzione della quercetina nel migliorare l'infiammazione e i sintomi, così come l'effetto benefico del resveratrolo nei pazienti con artrite reumatoide è stato verificato anche da uno studio clinico, dove quelli con integrazione giornaliera hanno mostrato un miglioramento dei sintomi clinici e degli indicatori di infiammazione sierica.
Il ruolo e l'efficacia degli interventi dietetici nella gestione dell'artrite reumatoide rimangono incerti. Alcuni interventi dietetici tra cui diete antinfiammatorie, diete vegetariane, dieta mediterranea e diete elementari possono aiutare ad alleviare i sintomi in modo significativo, altri in modo lieve, mentre sembra che un certo gruppo di alimenti continui ad aggravare i sintomi. Restano quindi valide le raccomandazioni di una dieta sana con più frutta e verdura, nonché meno carne rossa e zucchero.
Silvia Ambrogio
Bibliografia
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