Cibi ultraprocessati, da studio italiano i limiti della classificazione Nova

07 Settembre 2021

Si chiama Nova ed è un nuovo sistema di classificazione degli alimenti messo a punto da un gruppo di ricercatori brasiliani. Il criterio su cui si basa è il grado di processazione industriale: una rivoluzione rispetto agli indicatori che puntano sui contenuti nutrizionali degli alimenti. Nova si sta facendo largo tra i ricercatori, benché qualcuno stia sollevando obiezioni date le discrepanze che emergono sugli stessi alimenti se valutati con sistemi diversi, per esempio basati proprio sui nutrienti indicati in etichetta.

Da qui una ricerca italiana, pubblicata su Nutrients, che ha valutato la qualità nutrizionale di alcuni alimenti ultraprocessati venduti in Italia secondo tre schemi di etichettatura impiegati in Europa: la NutrInform battery (Italia), il Nutriscore (Francia) e il Multiple traffic lights. Obiettivo: contribuire a individuare una strada prossima futura su quale possa essere il miglior sistema di valutazione degli alimenti ultralavorati.

Il lavoro è stato condotto da Giulia Lorenzoni e Dario Gregori, dell’Unità di Biostatistica, epidemiologia e sanità pubblica dell’Università di Padova, insieme a Marco Silano, direttore dell’Unità operativa di Alimentazione, nutrizione e salute presso l’Istituto superiore di sanità

A parlarcene, Dario Gregori.

Prof. Gregori, qual è stato l’obiettivo del vostro studio?

L’obiettivo era di analizzare la qualità nutrizionale degli alimenti ultraprocessati venduti in Italia. Il quesito di ricerca è motivato dalla recente proposta, da parte di un gruppo di ricercatori brasiliani, di un sistema di classificazione degli alimenti, noto come Nova, basato sul grado di processazione industriale. Questo sistema di classificazione identifica quattro gruppi di alimenti, da quelli non processati a quelli ultraprocessati, e suggerisce che il consumo degli ultraprocessati si associ al rischio di sviluppare malattie croniche. Questo sistema si discosta da quelli finora utilizzati che invece impiegano come criterio di raggruppamento degli alimenti il contenuto nutrizionale prevalente, sul quale si basano inoltre le raccomandazioni vigenti per una dieta sana.

Come avete selezionato i campioni e quali sono stati i criteri di valutazione?

Sono stati considerati i primi 10 alimenti più venduti in Italia nel 2018 all’interno di 14 categorie merceologiche di alimenti ultraprocessati, identificati in base ai criteri proposti dalla classificazione Nova. I dati sono stati messi a disposizione da Unione italiana food. Il valore nutrizionale degli alimenti è stato valutato mediante tre schemi di etichettatura impiegati in tre Paesi Europei; la NutrInform battery (Italia), il Nutriscore (Francia), il Multiple traffic lights (Regno Unito). La valutazione è stata effettuata in base alla dichiarazione nutrizionale riportata in etichetta per ciascun alimento.

Quali le conclusioni rispetto al valore nutrizionale dei cibi ultraprocessati?

L’applicazione dei tre schemi di etichettatura mostra che, nonostante tutti gli alimenti considerati nell’analisi siano ultraprocessati, la composizione nutrizionale varia notevolmente, come emerge dalla varietà dei colori delle etichette per gli schemi che li prevedono, con un 20-30% di questi etichettato come verde.

Quali sono le sfide del prossimo futuro per una standardizzazione dei sistemi di valutazione delle qualità nutrizionali degli alimenti, oggi così eterogenei e fortemente dibattuti?

Questi risultati sottolineano l’importanza di operare un’attenta caratterizzazione degli alimenti ultraprocessati negli studi che mettono in relazione il consumo di questi prodotti agli esiti di salute, dal momento che questo gruppo include alimenti molto eterogenei dal punto di vista nutrizionale. Inoltre, emerge chiaramente la necessità di “adattare”, ovvero validare, la classificazione Nova anche al di fuori del setting socioculturale in cui è stata sviluppata.

Nicola Miglino

 

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