L'allarme arriva da Federalimentare per voce del suo presidente, Ivano Vacondio.
I prezzi alla produzione dell'industria alimentare, dopo aver registrato nel gennaio scorso tendenziali del -0,4%, sono saliti al +0,9% a marzo, mentre i prezzi al consumo dell’alimentare trasformato sono andati in senso opposto, diminuendo dal +0,1% di gennaio al -0,8% di aprile.
"Il risultato è una compressione dei margini nella filiera alimentare, ulteriormente amplificata dal fatto che le vendite relative ai canali del fuori casa sono state ampiamente tagliate e non hanno consentito all'industria di trovare su questo fronte qualche recupero o compensazione", sottolinea Vacondio.
Un problema confermato anche dai numeri: sebbene la produzione alimentare del 1° trimestre sia aumentata in quantità del +1,8%, il fatturato trimestrale è diminuito del -0,7%. Per questo, in molti comparti alimentari la preoccupazione inizia a farsi sentire.
Sul fronte molitorio, un comparto di prima trasformazione, le cose sono andate inevitabilmente peggio della media. Mentre l'industria alimentare ha evidenziato un aumento medio dei propri prezzi alla produzione del +0 ,9% nel tendenziale marzo 2021/20, la “lavorazione delle granaglie” ha segnato in parallelo un aumento cinque volte superiore, pari al + 4,5%. Anche la pasta ha subito un'accelerazione dei propri prezzi alla produzione: dal +0,3% del tendenziale di dicembre al +2,9% di marzo.
"È chiaro che l'industria alimentare non può caricarsi, da sola, di ogni tensione di costo: tutta la filiera deve fare la sua parte se vogliamo superare questa crisi senza che il consumatore ne risenta”, conclude Vacondio. “Se le cose rimangono come sono ora, presto le preoccupazioni sull'aumento dei prezzi dei prodotti che finiscono sugli scaffali si trasformeranno in realtà".