Da millenni, le spezie sono parte integrante della dieta e, tra queste, un ruolo di rilievo è da attribuirsi al pepe nero (Piper Nigrum L.), con un uso quotidiano in quasi tutte le cucine del mondo e una crescente fama come fonte di molecole bioattive con proprietà farmacologiche. Dibattuto il suo ruolo sulla salute poiché, insieme alla piperina, suo ingrediente attivo, contiene anche una ricca fitochimica che include oli volatili, oleoresine e alcaloidi meno conosciuti.
Si ricorderà come, più o meno quattro anni fa, in Italia scattò l’allarme sicurezza per alcune segnalazioni di tossicità epatica legate al consumo di prodotti contenenti in particolare curcumina e piperina. Proprio questa combinazione, nata per aumentare la biodisponibilità del derivato della curcuma, è divenuta di nuovo oggetto di riflessione da parte dell’Istituto federale tedesco per la valutazione del rischio (BfR) che si è pronunciato sulle potenziali cause di eventuali eventi avversi legati a sovradosaggio di curcumina.
Presentato a Milano l’Advisory board qualità degli integratori di origine botanica, un panel multidisciplinare di esperti italiani e internazionali nato su iniziativa delle aziende Indena e Scharper con l’obiettivo di fornire indicazioni condivise, supportate da rigorose evidenze scientifiche e dall’esperienza clinica sui cosiddetti botanicals.
Cautela e vigilanza per evitare due rischi opposti: sottostimare un fenomeno e creare allarmismi senza prove a supporto. Sono le raccomandazioni che Davide Donelli, Michele Antonelli e Fabio Firenzuoli, tra i maggiori esperti in Italia di fitoterapia, hanno affidato, in una lettera, all’Internal and emergency medicine, rivista della Società italiana di medicina interna (Simi), a commento dei recenti casi di epatotossicità collegati al consumo di curcumina e sotto monitoraggio da parte del ministero della Salute.
“L'uso tradizionale della curcumina come spezia, rimedio medicinale tradizionale e integratore alimentare sotto forma di estratto ad alta concentrazione è oggi considerato sicuro dall'Efsa, dall'Ema e dall’ Fda” sottolineano gli autori. “Gli effetti avversi riportati sono generalmente lievi e paragonabili a quelli che seguono la somministrazione di placebo, come dolore addominale, nausea, dispepsia. Tuttavia, va sottolineato che le formulazioni di curcumina a elevata biodisponibilità, come le nanoformulazioni o quelle in cui è associata alla piperina, sebbene apparentemente sicure, sono state meno studiate. Questo è un dettaglio importante, dal momento che gli eventi accaduti sembrano essere caratterizzati dall'uso di formulazioni ad alta biodisponibilità, spesso in associazione con piperina”.
In attesa di chiarimenti, si propongono alcune considerazioni utili alla comunità scientifica:
- casi di epatite sono stati concentrati negli ultimi 6 mesi, anche se non è escluso che potrebbero aumentare;
- i casi sono spesso legati all'uso della curcumina non solo di origine vegetale ma anche sintetica;
- la maggior parte degli integratori alimentari coinvolti contiene un'associazione di curcumina e piperina o una formulazione a elevata biodisponibilità;
- l'analisi del prodotto è fondamentale per escludere tutte le possibili ma anche possibili adulterazioni con altri specie di curcuma contenenti sostanze potenzialmente epatotossiche terpeniche come lo zederone;
- i pazienti andrebbero valutati dal punto di vista genetico per identificare potenziali polimorfismi che possono alterare il metabolismo epatico della curcumina e/o della piperina;
- ogni caso di epatite colestatica acuta con eziologia sconosciuta richiede un'anamnesi nutrizionale e farmacologica approfondita, perché altre sostanze naturali considerate finora sicure possono essere coinvolte;
- è importante che ogni caso sospetto che segue il consumo di un integratore alimentare o di un prodotto a base di erbe sia segnalato alle autorità sanitarie come "sospetto di reazione avversa a un prodotto naturale", per migliorare la conoscenza del fenomeno.
Il rischio di un allarmismo eccessivo, a detta degli autori, è che si arrivi a definire politiche di regolamentazione precauzionale altamente limitanti, come già accaduto in passato, per esempio con le restrizioni sull'uso di kava-kava che ha provocato la completa indisponibilità delle materie prime in Europa. “Se non giustificate, tali limitazioni avrebbero solo ripercussioni negative sulla pratica clinica della fitoterapia. A oggi, il profilo di efficacia e sicurezza della curcumina è positivo per diverse condizioni patologiche, in particolare per le malattie infiammatorie croniche e per il trattamento integrativo del cancro in oncologia, dove queste sostanze sono spesso utili ai medici per gestire e ottimizzare le terapie. La nostra speranza è che la comunità scientifica, così come le autorità sanitarie di tutti i paesi, capiscano tempestivamente e correttamente il fenomeno e lo controllino il prima possibile, migliorando anche le verifiche di qualità e di approvazione di sicurezza di tali prodotti”.