Un recente studio condotto dai ricercatori dell'Università del Michigan e pubblicato su Jama, ha messo sotto la lente d’ingrandimento l’esposizione ai potenziali rischi di epatotossicità di alcuni botanicals tra i milioni di consumatori di integratori negli Stati Uniti. Nello specifico, l’attenzione si è concentrata su curcuma, tè verde, ashwagandha, cimicifuga, Garcinia cambogia e prodotti contenenti riso rosso fermentato.

“Ingredienti denominati estratto di Curcuma longa con curcumina al 95% non possono essere impiegati perché nuovi alimenti ex reg. 2015/2283 e, pertanto, gli integratori alimentari che li contengono non sono commercializzabili”.

“In caso di alterazioni della funzione epatica, biliare o di calcolosi delle vie biliari, l’uso del prodotto è sconsigliato. Non usare in gravidanza e allattamento. Non utilizzare per periodi prolungati senza consultare il medico. Se si stanno assumendo farmaci, è opportuno sentire il parere del medico”. Questa l’avvertenza che gli operatori del settore sono tenuti ad apporre sulle etichette degli integratori alimentari contenenti estratti e preparati di Curcuma longa e spp entro e non oltre il 31 dicembre 2022.

Dalla Francia giunge un monito sulla qualità degli integratori a base di curcumina. Una ricerca condotta dall’Università Paul Sabatier di Tolosa ha verificato, su un campione di 30 prodotti acquistati on line e al dettaglio, come in ben il 40% dei casi il contenuto non corrispondesse a quanto dichiarato in etichetta per quanto riguarda gli attivi, sia i curcuminoidi che i turmeroni e la piperina, utilizzata per migliorare la biodisponibilità dei curcuminoidi stessi.

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