Disturbi del comportamento alimentare, con la pandemia casi in crescita del 30%

17 Marzo 2021

Lo scorso 15 marzo si è celebrata la giornata nazionale del “Fiocchetto Lilla” dedicata ai Disturbi del comportamento alimentare (Dca) cresciuti, secondo stime recenti, del 30% tra la popolazione soprattutto giovanile in questo periodo pandemico. Una situazione tanto più seria quanto si consideri che i disturbi alimentari necessitano sovente di un’assistenza quotidiana da parte di équipe multidisciplinari specializzate e, a volte, anche di ricovero ospedaliero.

“In Italia, tre milioni di persone, soprattutto giovani, soffrono di anoressia, bulimia o di disturbo di alimentazione incontrollata” sottolinea Andrea Casadio, già neuroscienziato, oggi giornalista e documentarista scientifico nonché regista della serata speciale “Fame d’amore” andata in onda il 13 marzo su Raitre, quale anticipazione della giornata nazionale.

“Su cento adolescenti, più di dieci soffrono di disturbi alimentari. Nove su dieci sono donne. Ogni anno, le vittime sono più di tremila, cioè ogni giorno dieci giovani muoiono: tra i giovani, i disturbi del comportamento alimentare rappresentano la seconda causa più frequente di morte, dopo gli incidenti stradali. Otto su dieci, però, guariscono”.

Secondo Leonardo Mendolicchio, psichiatra e psicoanalista, responsabile dell’Uoc di riabilitazione Dca presso l’Ospedale San Giuseppe di Piancavallo (Verbania) “Anoressia e bulimia sono la punta dell’iceberg, sotto il quale c’è il grande oceano delle dipendenze da cibo, dei comportamenti alimentari rigidi e stereotipati. Pensiamo all’ortoressia, ovvero l’ossessione per il cibo sano e capiremo come l’universo dei Dca ha davvero molte sfaccettature. Oppure alle molte mura dietro alle quali nascondersi, come quelle delle palestre dove molti giovani si ipnotizzano inseguendo il mito del corpo muscoloso e sviluppando così una malattia denominata vigoressia”. 

Gli esperti ribadiscono che, per le cure, c’è bisogno di tempo, risorse e personale altamente qualificato.

“Chi propone una soluzione in tempi rapidi, con poche risorse oppure in modo solitario non propone un approccio adeguato”, dice Mendolicchio. “Sapendo che in Italia muoiono tremila persone l’anno, non è più tollerabile pensare ad ambulatori o strutture pubbliche che si reggono sulla passione dei medici tirocinanti oppure che accolgono i pazienti solo alcuni giorni a settimana. Guarire da un Dca si può. Se curati in modo completo e per tempo, la prognosi è sempre favorevole. Il nemico numero uno è l’ignoranza del mondo sanitario e sociale che ancora negano o non capiscano il problema: dall’anoressia e dalla bulimia si guarisce, con buone cure e con una buona dose di pazienza”.  

 

 

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