La narrativa della campagna, con al centro uno spot in cui l’attrice Beatrice Fiorentini è alle prese con una tavola imbandita con sentimenti svalutanti, di disistima per sé stessi e paura di non trovare il proprio posto nella vita alla quale, alla fine, invita tutti a sedersi, vuole restituire un’immagine dignitosa e rispettosa di tutte quelle ragazze, quei ragazzi, adulti e famiglie che affrontano un disturbo alimentare.
Tra i presenti all’evento, Stefano Erzegovesi, psichiatra, nutrizionista e divulgatore scientifico; Eugenia Dozio, coordinatrice area nutrizionale Villa Miralago, centro per la cura dei Dca; Mauro Consolati, responsabile Centro pilota regionale per i Dca Asst Spedali Civili di Brescia; Stefania Sacchezin, Psicoterapeuta specializzata in psicotraumatologia ed Emdr (Eye movement desensitization and reprocessing).
“I disturbi della nutrizione e alimentazione sono il riflesso di un dolore emotivo profondo”, ha sottolineato Eugenia Dozio. “Spesso, il cibo diventa un modo per affrontare o mascherare sensazioni faticose, traumi non elaborati e sofferenze interiori e trova nel comportamento alimentare una forma di comunicazione silenziosa. Curare tutto questo richiede un approccio che riconosca l’intreccio tra anima, mente e corpo”.
Stefano Erzegovesi: “Le linee-guida scientifiche più recenti per la cura dei Dca mettono l’accento sull’utilità di un approccio che vada al di là del rapporto con il cibo. Per esempio, il metodo Mantra (Maudsley anorexia nervosa treatment for adults, ndr), ufficializzato nel 2017 nelle linee-guida inglesi per la cura dei Dca, lavora tantissimo su aspetti cognitivi ed emotivi. L’aspetto interessante del metodo è che, pur non focalizzandosi specificatamente sull’approccio al cibo, dimostra un’efficacia, negli studi clinici controllati, anche sul recupero di peso, in maniera simile ai classici trattamenti di riabilitazione nutrizionale per l’anoressia nervosa.
Ambra Angiolini, che ha raccontato il suo difficile percorso nel libro InFame, ha parlato di gentilezza: fondamentale per mantenere un contatto e una comunicazione con persone che, pur nella loro immensa sofferenza, faticano a rendersi conto di cosa sta succedendo e, per questo motivo, spesso rispondono in maniera aggressiva e scostante alle offerte di aiuto. “Aggiungerei altre due parole, che ho sentito qualche mese fa da un grande chef, Thomas Keller: patience and persistance. Chi sta accanto a una persona che soffre di Dca, così come un bravo cuoco, deve essere pronto ad affrontare un percorso lungo e difficile, allenando ogni giorno la pazienza gentile e la persistenza di chi non molla mai”.
Secondo Mauro Consolati “Il numero crescente di persone e familiari che vivono nel tunnel di malattie come i disturbi alimentari ci chiede sempre più attenzione nell’accogliere la loro sofferenza. Accanto alle indispensabili terapie psiconutrizionali multidisciplinari, la via delle tecniche espressive si propone come occasione per far emergere ciò che sta dietro il sintomo di patologie psichiatriche atipiche nelle quali il corpo troppo spesso ruba la scena. Per questo progetti come i Laboratori di Ambra ed Animenta, con il supporto di Danone Italia che, insieme all’informazione, offrono momenti di condivisione creativa/espressiva, rappresentano una possibilità di apertura nel racconto di sé con gli altri alla ricerca di orizzonti liberati dalle catene della malattia”.