“Quando i reni di una persona si ammalano, la sua vita cambia improvvisamente, anche ne rapporto con il cibo”, dice Giuseppe Vanacore, presidente Aned. “Per paziente e familiari l’alimentazione continuerà a rivestire un ruolo importante in tutte le fasi dell’insufficienza renale e anche successivamente al trapianto. Per esempio, una corretta alimentazione aproteica è utile per ritardare l’ingresso in dialisi anche di anni e recentemente è stata anche proposta come terapia alternativa alla dialisi stessa nei pazienti anziani.
Quali sono, allora, le strategie nutrizionali da suggerire?
“Un’alimentazione basata prevalentemente su cibi vegetali, senza escludere le proteine animali ma alternandole tra loro e utilizzandole con sobrietà, sembra essere la scelta preferibile”, sottolinea Andrea Pezzana, direttore Sc Nutrizione clinica, Asl Città di Torino. “Tra le fonti di carboidrati complessi, vanno preferite le forme meno raffinate. Gli zuccheri aggiunti vanno evitati nel consumo quotidiano, così come le bevande zuccherate, considerati i dati epidemiologici ormai certi sulla loro assoluta pericolosità. La riduzione del consumo di cibi conservati ricchi in additivi sta diventando un campo di grande interesse per la salute del rene, sia in prevenzione che in corso di malattia. Anche per il sale aggiunto, principale fonte di sodio, valgono analoghe considerazioni: privilegiare cibi freschi e trattarli con semplici preparazioni domestiche è la scelta vincente”.
In Italia ci sono oltre 2 milioni di pazienti affetti da insufficienza renale cronica. Tra le complicanze più frequenti e temute ma, purtroppo, meno indagate l’anemia. “Un fenomeno che compare in particolare negli stadi più avanzati della malattia renale cronica e che può dipendere da diversi fattori come mancanza di ferro, perdita ematica, ridotta produzione di eritropoietina oppure dieta non adeguata”, precisa Antonio Santoro, già direttore della Nefrologia al policlinico S. Orsola-Malpighi di Bologna e responsabile del comitato scientifico Aned. “È necessario che a seguire il paziente sia un’équipe multidisciplinare, a partire dal medico di Medicina generale, per arrivare al nefrologo e al nutrizionista al fine di mettere in atto quelle misure, sia di tipo alimentare che farmacologico, che permettano di correggere, almeno parzialmente, la complicanza anemica, che incide in maniera rilevante sulla qualità di vita dei pazienti con insufficienza renale”.
Conclude Cristina Borgio, dietista presso la Sc Nutrizione clinica Asl Città di Torino: “Non è solo importante capire perché e come modificare la propria alimentazione nelle varie fasi di malattia, ma anche come orientarsi nella scelta degli alimenti e come trasformarli in cucina per rendere un’alimentazione oltreché attenta al rispetto delle indicazioni dietetiche rigorose, anche piacevole e gustosa, non solo per chi vi si deve attenere ma per tutta la famiglia”.
Nicola Miglino