Contro l’emicrania cronica vince la dieta ricca in Omega-3

30 Giugno 2021

Una dieta ricca in Omega-3 potrebbe rivelarsi una strategia utile nel combattere l’emicrania, secondo uno studio pubblicato nei giorni scorsi sul British medical journal. La ricerca si è focalizzata sulla correlazione tra consumo di acidi grassi polinsaturi n-3 e n-6 e livelli ematici di ossilipine, molecole di trasduzione del segnale correlate al dolore che in modelli preclinici si è visto aumentare con l’n-6 acido linoleico (Ala) e diminuire con gli n-3 Acido eicosapentaenoico n-3 (Epa) e docosaesaenoico (Dha).

Ecco così che ricercatori statunitensi hanno voluto verificare se una dieta ricca di Omega-3 fosse in grado di aumentare i livelli di una di queste ossilipine analgesiche, l'acido 17-idrossidocosaesaenoico (17-Hdha), riducendo di conseguenza frequenza e gravità degli attacchi.

Hanno così reclutato 182 partecipanti (88% donne; età media 38 anni) che presentavano attacchi di emicrania con una frequenza variabile dai 5 ai 20 giorni al mese, assegnati in maniera casuale a tre gruppi di trattamento seguiti per 16 settimane: quello di controllo seguiva una dieta con Epa+Dha < 150 mg/die e acido linoleico in quantità tale da fornire circa il 7% di energia. Un secondo gruppo attivo (H3), con la quota di Epa+Dha aumentata a 1,5 g/die e Ala identico al controllo, il terzo (H3-L6), con aggiunta di Epa+Dha di 1,5 g/die ma una quota di Ala ridotta a fornire una quantità ≤ 1,8% di energia. A inizio e fine studio i partecipanti hanno compilato l’Headache impact test (Hit-6), un questionario di valutazione sulla qualità di vita e tutti erano tenuti registrare quotidianamente su un diario elettronico la frequenza degli attacchi.

I risultati hanno messo in evidenza come in entrambi i gruppi con Omega-3 “maggiorati”, i livelli di 17-Hdha siano risultati significativamente superiori a quelli del gruppo di controllo. La stessa frequenza degli attacchi si è ridotta, così come l’intensità. Nello specifico, il gruppo H3 ha riscontrato una riduzione di 1,3 ore/die della durata degli attacchi, diminuiti di due episodi/mese di media. Nel braccio H3-L6 la riduzione è stata di 4 attacchi/mese e 1,7 ore/die per episodio, sottolineando un vantaggio supplementare dettato evidentemente da un minor introito di n-6. Nessuna differenza statisticamente significativa, invece, per l’indice Hit-6.

"Anche se le diete arricchite di Omega-3 non hanno migliorato significativamente la qualità di vita, hanno determinato riduzioni importanti di frequenza e gravità degli episodi rispetto al gruppo di controllo", commentano gli Autori. “Questo studio fornisce una prova di come il dolore possa essere trattato anche attraverso modifiche dietetiche mirate. I risultati suggeriscono meccanismi causali che legano l’azione di acidi grassi n-3 e n-6 alla genesi del dolore e aprono la strada a possibili nuovi approcci analgesici".

In un editoriale di commento, Rebecca Burch, del Brigham and Women’s Hospital di Boston, sottolinea come questi risultati suggeriscano l’utilità di una dieta ricca di Omega-3 in caso di dolore cronico, anche in considerazione del fatto che “gli studi sui farmaci recentemente approvati per la prevenzione dell'emicrania riportano riduzioni di circa 2-2,5 giorni di attacchi al mese rispetto al placebo, un risultato paragonabile, se non peggiore”. E conclude: “Molte persone che soffrono di cefalea cronica sono estremamente interessate ad approcci curativi e preventivi di tipo nutrizionale. Questi dati, perciò, ci fanno fare un passo avanti verso un obiettivo a lungo desiderato dai pazienti: una dieta per l'emicrania supportata da solidi risultati di studi clinici".

Nicola Miglino

 

 

 

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