La ricerca ha preso in esame 49.493 donne e 27.842 uomini con un'età media a inizio studio rispettivamente di 48 e 51 anni. In 20 anni di follow-up, i partecipanti hanno completato diversi questionari alimentari. La quantità di flavonoidi consumata è stata calcolata moltiplicando il contenuto di ciascun alimento per la sua frequenza di assunzione, dividendo i partecipanti i gruppi: quello a consumo maggiore corrispondeva a 600 mg/die di flavonoidi, mentre il più basso a 150 mg/die.
Le capacità cognitive sono state rilevate due volte durante lo studio attraverso semplici quesiti che indagavano eventuali problemi di memoria a breve termine.
Dopo aggiustamenti per fattori quali età e apporto calorico totale, i risultati hanno evidenziato come il gruppo dei più forti consumatori di flavonoidi aveva il 20% in meno di rischio di declino cognitivo rispetto agli appartenenti al gruppo di consumo più basso.
I ricercatori hanno poi approfondito il ruolo dei singoli flavonoidi. I flavoni, presenti in alcune spezie e frutta e verdura gialle o arancioni, hanno mostrato la maggiore azione protettiva, con una riduzione del 38% del rischio di declino cognitivo. Gli antociani, presenti nei mirtilli, nelle more e nelle ciliegie, sono stati associati a un rischio ridotto del 24%.
Così Walter Willett, epidemiologo dell'Università di Harvard e coordinatore dello studio: “I flavonoidi sono composti naturali presenti nelle piante e sono considerati potenti antiossidanti in grado di svolgere un ruolo importante nel prevenire il declino cognitivo con l'età. I nostri risultati sono entusiasmanti perché dimostrano come possano bastare semplici modifiche alla dieta per prevenire il rischio. Quelli che nel nostro studio hanno ottenuto i migliori benefici, consumavano in media almeno mezza porzione al giorno di alimenti quali succo d'arancia, arance, peperoni, sedano, pompelmi, succo di pompelmo, mele e pere. Una dieta ricca di flavonoidi, e in particolare di flavoni e antociani, sembra dunque rappresentare una buona scommessa per promuovere la salute del cervello a lungo termine. Peraltro, non è mai troppo tardi per cambiare abitudini: l’effetto protettivo è emerso sia tra chi consumava flavonoidi da 20 anni, sia tra chi aveva cominciato più di recente”.
Nicola Miglino