In questo caso, ricercatori del National cancer institute, afferente ai National institutes of health americani, hanno preso in esame la correlazione tra consumi dichiarati di tè e mortalità nell’arco di un follow-up di 11 anni. I risultati, pubblicati sugli Annals of internal medicine, indicano come un consumo giornaliero di 2-3 tazze determini una riduzione del rischio di mortalità per qualsiasi causa del 13%, senza benefici ulteriori con consumi più elevati, sino a 10 tazze/die. Mentre sembrano evidenti i benefici sul rischio cardiovascolare, con sorpresa i ricercatori sottolineano l’assenza di effetti sulla mortalità da cancro o cause respiratorie.
Gli effetti, peraltro, sembrano indipendenti dalla temperatura del tè, piuttosto che dall’aggiunta di latte o zucchero o dalla capacità del singolo individuo di metabolizzare la caffeina.
Lo studio ha coinvolto 498.043 adulti con un'età media in fase iniziale di 56,5 anni. Circa l'85% del campione consumava tè, nel 90% dei casi nero e la maggior parte dichiarava di berne ogni giorno 2-3 tazze (29%), 4-5 (26%) o 6-7 (12%). Tra i limiti dichiarati dello studio, l’assenza di informazioni sulle porzioni assunte e su robustezza e forza del tè consumato.
“ll tè è tra le bevande più consumate in tutto il mondo e studi condotti in luoghi in cui il tè verde è popolare, come Cina e Giappone, hanno dimostrato benefici per la salute. I dati provenienti dai luoghi in cui il tè nero è più comunemente consumato sono invece più carenti e spesso hanno fornito risultati contrastanti”, commentano gli Autori. “Una possibile spiegazione dei nostri risultati è legata a una riduzione dello stress ossidativo e dell'infiammazione grazie ai polifenoli e ai flavonoidi presenti nella bevanda, in grado, per esempio, di migliorare la funzione endoteliale. Sebbene, però, questi dati possano offrire rassicurazioni ai consumatori di tè, non indicano una relazione causa-effetto ma soltanto una correlazione. Dobbiamo, pertanto, attendere ulteriori conferme per suggerire modifiche comportamentali, anche su popolazioni differenti”.
Nicola Miglino