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Nutraceutici e probiotici nella gestione dei disturbi psichiatrici

02 Dicembre 2020

Diversi studi clinici hanno fornito prove che indicano un ruolo essenziale del microbiota intestinale nella patogenesi di disturbi come depressione, Alzheimer, schizofrenia, Parkinson, autismo e sclerosi multipla, sia in relazione ai notevoli cambiamenti nel loro profilo nell'ospite affetto da queste patologie sia nel quadro di infiammazione di basso grado mediata dalla permeabilità intestinale.

La pletora di studi clinici oggi disponibili suggerisce quindi l’idea di ripristinare la salute dell’intestino e manipolare il microbiota, attraverso nutraceutici e probiotici specifici, nel trattamento dei disturbi cerebrali.

L'integrazione di vitamine è un approccio promettente. Molteplici vitamine sono biosintetizzate o interagiscono con generi microbici specifici fornendo importanti effetti sull'ospite e bilanciando ulteriormente la composizione del microbiota necessaria per un migliore stato di salute.

Una carenza di vitamina D è associata alla patogenesi psichiatrica, in particolare nell’Alzheimer, e potrebbe peggiorare le condizioni cerebrali esistenti. Diversi studi trasversali hanno documentato che l'integrazione di vitamina D potrebbe ridurre i sintomi della depressione nei pazienti con disturbo depressivo maggiore e depressione perinatale, ridurre l'incidenza della schizofrenia e migliorare la cognizione tra i pazienti schizofrenici.

Tra i bambini con disturbo da deficit di attenzione e iperattività (Adhd), l'integrazione di vitamina D ha migliorato funzione cognitiva e sintomi. Le prove indicano anche che l'integrazione con questa vitamina tra i giovani pazienti con morbo di Parkinson è più vantaggiosa rispetto ai pazienti più anziani. Una nota: è richiesta la vitamina A per legare i recettori della vitamina D. 

L'integrazione di vitamina A aumenta i taxa Bacteroidetes/Bacteroidales nei bambini con disturbo dello spettro autistico ed è in grado di migliorare significativamente i segni psichiatrici con i pazienti con sclerosi multipla.

Anche una carenza di vitamina K ha una relazione positiva con la depressione e l'Alzheimer e, inoltre, la sua integrazione ha un effetto benefico nel trattamento di queste malattie e migliora la funzione cognitiva, evidenza coerente con il ruolo svolto dal microbiota nella biosintesi di questa vitamina.

Simile alla vitamina B12, la carenza di folati è collegata a risposte infiammatorie potenziate attraverso i macrofagi, sviluppo cerebrale e un fattore di rischio per il sistema nervoso centrale e disturbi depressivi. La supplementazione di folato sembra essere utile nei soggetti con Alzheimer e, insieme alla cobalamina, nel promuovere il miglioramento della funzione cognitiva nei soggetti depressi e nel migliorare i sintomi negativi della schizofrenia. L'integrazione alimentare di folati e cobalamina non ha però dimostrato efficacia clinica nel trattamento dei disturbi depressivi, ma sembra in grado di ridurre i biomarcatori infiammatori.

È interessante notare che l'integrazione a lungo termine con acido folico, B6 e B12 è stata in grado di ridurre il peso della depressione post ictus. Da sottolineare che la modalità con cui avviene una qualsiasi di queste interazioni rimane sfuggente, alla luce del fatto che le vitamine hanno un'elevata affinità e interazione con molti altri micronutrienti.

Oggi sono molte le osservazioni cliniche a sostegno del potenziale ruolo degli interventi probiotici. Tutti i lavori indicano una serie di variazioni nel risultato clinico, sulla base di specie, dose e malattie specifiche, durata della terapia e indicazioni cliniche.

Alcuni esempi: il trattamento con il probiotico Lactobacillus plantarum PS128 nei ragazzi con disturbo dello spettro autistico per 4 settimane è stato utile nel migliorare i comportamenti di opposizione/sfida, mentre in un altro studio, quando i bambini autistici sono stati integrati con Lactobacillus acidophilus per 2 mesi, è stata osservata una modifica metabolica significativa per la patologia (diminuzione del D-arabinitolo e del rapporto D-/L-arabinitolo nelle urine).

Inoltre, in uno studio randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo su pazienti con sclerosi multipla che hanno ricevuto una capsula probiotica contenente Lactobacillus acidophilusLactobacillus caseiBifidobacterium bifidumLactobacillus fermentum si è evidenziata una migliore espressione genica di IL-8 e Tnf-α e di parametri di salute mentale, fattori infiammatori e marcatori metabolici.

Diversi risultati sono a favore della supplementazione di n-3 Pufa nei disturbi neuropsichiatrici e ciò sembra dovuto alla capacità di arricchire la composizione del microbiota intestinale a favore dei batteri produttori di acidi grassi a corta catena (Scfa), molecole che giocano un ruolo decisivo di mediazione nel crosstalk dell'asse microbiota-intestino-cervello.  Gli studi incentrati sugli Scfa nei pazienti con disturbi neuropsichiatrici e funzionamento psicologico sono purtroppo pochi e le conclusioni sono incoerenti.

Silvia Ambrogio

Bibliografia

  • Nutraceuticals and probiotics in the management of psychiatric and neurological disorders: A focus on microbiota-gut-brain-immune axis. Brain, Behavior, and Immunity. Volume 90, November 2020, Pages 403-419
  • The Microbiota-Gut-Brain Axis. Physiol. Rev., 99 (2019), pp. 1877-2013
  • Impact of vitamin deficiency on microbiota composition and immunomodulation: relevance to autistic spectrum disorders. Nutr. Neurosci. (2019), pp. 1-13
  • Exploratory analysis of covariation of microbiota-derived vitamin K and cognition in older adults. Am. J. Clin. Nutr. (2019)
  • Effect of probiotic interventions on depressive symptoms: A narrative review evaluating systematic reviews. Psychiatry Clin. Neurosci., 73 (2019), pp. 154-162

 

 

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