E che l'economia globale porta i contadini di Rosarno a competere con quelli brasiliani; i pugliesi con i cinesi; i piemontesi con gli spagnoli. I ghetti sono la parte visibile del problema. Le cause vanno cercate in una filiera dominata dagli intermediari e sovrastata da oligopoli capaci di imporre i prezzi, a ogni costo. Antonello Mangano con “Lo sfruttamento nel piatto. Quello che tutti dovremmo sapere per un consumo consapevole” (Editore Laterza, 182 pp., 16 Euro) ci accompagna in un lungo viaggio dagli agrumeti di Rosarno alle industrie di succo d'arancia tra Messina e Catania, dai supermercati del milanese ai campi di pomodori di Foggia e Ragusa, fino alle centrali logistiche padane. Infine, scopriremo i frutteti di Saluzzo e i vigneti del Chianti, perché lo sfruttamento si annida persino nelle aree più ricche. Il libro si chiude con una domanda cruciale: se non voglio essere “complice” di un sistema ingiusto, come devo comportarmi? Le alternative, per fortuna, sono numerose.
Lo sfruttamento nel piatto: conoscere per saper scegliere
Un libro-indagine sulla filiera di alcuni prodotti agricoli ad alto rischio, dalle arance ai pomodori, all'uva. Andando a ritroso dal supermarket ai centri di distribuzione, fino alle serre e ai campi, scopriamo che la brutalità del caporalato e la “modernità” della globalizzazione convivono senza scontrarsi.