Secondo la normativa Ue le carni di rettili di allevamento possono essere importate e commercializzate sul territorio dell’Ue solo se provengono da Svizzera, Botswana, Vietnam, Sud Africa o Zimbabwe, se in possesso di certificato sanitario e se non costituiscono novel food. Per quanto riguarda l’ultima condizione, al momento le uniche carni di allevamento per le quali vi sono informazioni certe di un consumo significativo prima del 1997 sono quelle appartenenti alla specie Crocodylus nilotikus, allevata nel Nilo.
Con la Nota ministeriale, si intendono a questo punto superate le circolari diffuse dal ministero della Salute che vietavano, l’introduzione e la commercializzazione in Italia delle carni di rettile di allevamento trasformate o non trasformate.
Di carne di coccodrillo, in Italia, si era già parlato in occasione di Expo 2015, quando l’alimento era presente allo stand dello Zimbabwe, Paese dove viene mangiata regolarmente. Da qualche anno però sono arrivate aziende straniere a occuparsi dell’allevamento e della produzione. Questo ha fatto salire parecchio i prezzi, fino a 150 euro al chilo. Si tratta di una carne bianca leggera e molto nutriente, ricca di proteine e con pochissimi grassi.
Secondo la Coldiretti “meno di un italiano su cinque è tentato di assaggiarla”, commentando la nota ministeriale e facendo riferimento a un’indagine condotta insieme a Ipr Marketing, presentata proprio a Expo 2015 in occasione della circostanza prima citata.
Vedremo che succede. Nel frattempo, però, a Milano, c’è grande attesa per il lancio imminente dell’hamburger con carne di coccodrillo annunciato da Tripburger, hamburgeria nata con l’ambizione di portare in Italia i sapori delle carni del mondo.