Dai prodotti di scarto dell’industria agro-alimentare i nutraceutici del futuro

09 Ottobre 2023

È l’alba di una nuova era ecosostenibile per integratori alimentari, cosmeceutici e alimenti funzionali. Nei prossimi anni, infatti, potremo ottenerli anche dagli scarti dell’industria alimentare, con costi di produzione ridotti e conseguente maggiore accessibilità per tutte le fasce della popolazione.

Questi gli scenari disegnati al recente congresso nazionale Sinut (Società italiana di nutraceutica) di Bologna da Cristina Angeloni, del dipartimento di Scienze per la qualità della vita presso l’Alma Mater Studiorum Università di Bologna.

“L'aumento della produzione alimentare mondiale ha portato a un crescente problema di gestione dei rifiuti o waste che rappresentano una significativa fonte di spreco e impatto ambientale”, sottolinea Angeloni. “Solo nel 2021 sono state prodotte 931 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari in tutte le fasi della filiera dalla produzione al consumo domestico. Negli ultimi anni, la comunità scientifica si sta focalizzando sullo sviluppo di soluzioni sostenibili che trasformino questi rifiuti in prodotti di valore”.

Dalla relazione è emerso come le moderne bioraffinerie già garantiscano la valorizzazione di molti scarti alimentari in energia, combustibili e blocchi per edilizia. Tuttavia, la composizione chimica di questi rifiuti di origine alimentare li rende un materiale adatto all’estrazione di nutrienti e composti bioattivi con potenziale proprietà positive per la salute umana.

“Gli scarti alimentari, come foglie, fiori, steli e altre porzioni lignocellulosiche, sono ancora ricchi di cellulosa, emicellulosa e lignina mentre altre parti come sanse, bucce, semi, ossa, lische di pesce, fondi del caffè, contengono discreti livelli di zuccheri, fibre, proteine grezze, minerali, acidi organici, vitamine, polifenoli, carotenoidi, acidi grassi omega-3 e oligopeptidi”, prosegue Angeloni.  “In particolare, i polifenoli, classificati in flavonoidi, tannini, acidi fenolici, stilbeni e lignani, sono largamente presenti in prodotti di scarto che originano da frutta e verdura e rappresentano probabilmente la classe di composti bioattivi maggiormente studiata per la loro attività antiossidante e capacità di modulare l'infiammazione, così come diverse vie di trasduzione del segnale. Per queste proprietà, i polifenoli sono attualmente oggetto di studi preclinici e clinici per valutarne il ruolo di coadiuvanti dietetici per la prevenzione e il trattamento delle patologie cronico degenerative”.

Nello sviluppo di nutraceutici di qualità da prodotti di scarto particolare attenzione deve essere posta alle tecniche di estrazione che devono massimizzare il recupero dei composti bioattivi, utilizzando metodi che minimizzino l'impatto ambientale. Una delle strategie chiave è l'adozione di tecniche di estrazione eco-sostenibili che riducono l'uso di solventi chimici tossici e il consumo di energia.

“Un aspetto da non sottovalutare - aggiunge Angeloni - è che i nutraceutici ottenuti dagli scarti alimentari hanno costi più contenuti permettendo anche alle fasce di popolazione più svantaggiata di accedere a questi prodotti il cui ruolo nel mantenere un buono stato di salute è stato ormai ampiamente dimostrato. In conclusione, la valorizzazione dei rifiuti alimentari per ottenere ingredienti nutraceutici di alta qualità non solo contribuisce alla riduzione degli sprechi, alla promozione della sostenibilità e alla creazione di una bioeconomia circolare, ma permette anche di ottenere integratori alimentari, cosmeceutici e alimenti funzionali potenzialmente accessibili a tutte le fasce della popolazione”. (n.m.)

Top
Questo sito utilizza i cookies, che consentono di ottimizzarne le prestazioni e di offrire una migliore esperienza all'utente. More details…