Questo, in sintesi, il messaggio lanciato al recente congresso Sinut (Società italiana di nutraceutica) di Bologna da Fabrizio Muratori, direttore del Centro di riferimento per lo studio, la diagnosi e la terapia dell’obesità, presso l’Ospedale Sant’Anna di Como.
“L’accumulo di tessuto adiposo dipende da fattori genetici, epigenetici e dagli stili di vita”, sottolinea Muratori. “L’obesità è caratterizzata da una iperplasia e da una ipertrofia del tessuto adiposo bianco ed è correlata ad aumentata lipogenesi, infiammazione cronica, riduzione dell’attività fisica e a un’alimentazione ricca in grassi e/o carboidrati. La regolazione di queste condizioni avviene sia a livello intracellulare che intercellulare. Molte vie intracellulari sono coinvolte nell’attivazione della lipogenesi e della lipolisi come il sistema delle proteine chinasi Amp dipendenti e il sistema dei recettori attivati dal proliferatore del perossisoma, o Ppars. Il bilancio energetico intercellulare del metabolismo degli adipociti è finemente regolato dalle adipochine e dai peptidi che intervengono anche sulla modulazione del controllo dell’appetito. Sfortunatamente non esistono nutraceutici in grado di agire in modo selettivo su questi meccanismi d’azione”.
Come sottolineato dall’esperto, nel campo dell’eccesso ponderale e del diabete mellito di tipo 2 con obesità la diffusione dei fitoterapici deriva dal forte impatto medico e psicosociale dell’eccesso ponderale, condizionante l’aumento del rischio cardiovascolare in questi soggetti.
“Molti nutraceutici o estratti di alimenti contenenti polifenoli sono stati testati per verificare la loro capacità di ridurre parametri legati allo sviluppo del rischio cardiovascolare, come, per esempio, la ridotta tolleranza glicidica o l’insulino-resistenza. Il complesso quadro clinico che lega in maniera non casuale l’eccesso di grasso viscerale con le complicanze metaboliche quali diabete, dislipidemia, ipertensione arteriosa è stato definito come sindrome metabolica, il più diffuso fattore di rischio cardiovascolare nei paesi occidentali. Il termine insulino-resistenza indica una condizione metabolica caratterizzata dalla ridotta risposta biologica dei tessuti all’insulina: questa condizione migliora nettamente con il calo ponderale. La ricerca in questo campo ha permesso di sviluppare prodotti nutraceutici in grado di migliorare le alterazioni presenti nella sindrome metabolica, in particolare le dislipidemie”.
Numerosi i composti fitoterapici elencati che, negli anni, sono stati proposti per il trattamento dell’eccesso ponderale e della sindrome metabolica: acido cinnamico, berberina, acido corosolico, carantina del melone amaro, catechine, curcumina, flavonoidi, thè verde, acidi grassi polinsaturi, Omega-3, peptidi della soia, zingiber officinale, il probiotico Hafnia Alvei HA 459, matè e guaranà, arancio amaro, fucus, caffeina, mucillagini come gomme guar e psillio. A ciò si aggiungono possibili composti nutraceutici con azione modulante l’umore, come la griffonia simplicifolia.
“Malgrado la numerosità dei prodotti presenti sul mercato recenti studi pubblicati hanno però evidenziato come supplementi dietetici o terapia alternative fitoterapiche abbiano un limitato impatto sull’obesità”, conclude Muratori. “Proprio per questo motivo l’utilizzo di questi composti nutraceutici necessiterà sempre più di studi scientifici rigorosi e dovrà essere un ulteriore beneficio al perseguimento del miglioramento della salute in termini di riduzione del rischio cardiovascolare e mantenimento del peso corporeo dopo avvenuto calo ponderale”. (n.m.)