Flavanoli, dagli Usa linee-guida per la migliore protezione cardiovascolare

09 Novembre 2022

L’Academy of nutrition and dietetics, ovvero la più importante organizzazione americana di professionisti della nutrizione, ha redatto le prime linee guida sull’impiego dei flavanoli e sui loro risvolti clinici in ambito cardiovascolare. Le indicazioni, basate sull’analisi di 157 studi clinici randomizzati e 15 di coorte, sono state pubblicate su Advances in nutrition.

“Negli ultimi anni, la comunità scientifica ha fornito prove che chiariscono gli effetti dei flavonoidi sulla salute cardiometabolica”, sottolineano gli Autori. “Un’azione con buone probabilità dovuta a una combinazione sinergica delle proprietà antiossidanti, antinfiammatorie, antimutagene e antitumorali e degli effetti modulanti sulla funzionalità di diversi enzimi cellulari. Sebbene esistano molte sottoclassi di flavonoidi, i flavan-3-oli o flavanoli, presenti in abbondanza in tè, mele, pere, frutti di bosco e prodotti a base di cioccolato/cacao, sono sicuramente la sottoclasse più consumata ed è per questo che proprio su queste molecole abbiamo voluto concentrare la nostra attenzione”.

I risultati indicano un’evidenza di grado moderato di protezione cardiometabolica con un consumo giornaliero in un range tra 400 e 600 mg. Diversi i singoli indicatori a beneficiarne, dalla pressione arteriosa, al colesterolo totale e Hdl, alla glicemia. Raccomandazioni, si precisa, legate a un’assunzioni con la dieta e non riferibili a consumo attraverso integratori.

“I valori da noi individuati sono superiori a quelli recentemente suggeriti da Efsa per i flavanoli del cacao, ma il motivo principale della discrepanza è che Efsa ha preso come endpoint principale solo il beneficio sulla parete vascolare in termini di vasodilatazione, mentre noi abbiamo valutato diversi marker cardiometabolici”, concludono gil Autori. “Infine, sul fronte sicurezza, la stessa Efsa, nella valutazione del rischio per le catechine del tè verde, segnala assenza di effetti avversi fino al limite massimo di 800 mg/die. Rimangono i limiti, nel nostro lavoro, della valutazione di studi molto spesso non omogenei. Servirebbero studi, per esempio, su effetti dose-dipendenti o su popolazioni più diversificate, per età e provenienza geografica.”

Nicola Miglino

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