Le diete che privilegiano frutta, verdura, latticini (preferibilmente non scremati), frutta secca, legumi e pesce sono associate a un minor rischio di malattie cardiovascolari e morte prematura in tutte le regioni del mondo. Queste le conclusioni di uno studio pubblicato di recente sull’European heart journal.
Per migliorare il quadro clinico in caso di sindrome metabolica non basta cambiare abitudini alimentari. Un breve periodo di digiuno prima di intraprendere un nuovo regime dietetico consente, infatti, un più rapido miglioramento di una serie di parametri di rischio, dall’ipertensione al Bmi. Queste le conclusioni di un gruppo di ricercatori tedesco, promotori di uno studio i cui risultati sono stati pubblicati di recente su Nature communications.
Nel contesto delle prove emergenti degli ultimi anni, sempre di più si indica al paziente con malattia renale cronica quale modello alimentare sia migliore da seguire per la sua salute. Molti studi osservazionali hanno mostrato una benefica associazione tra il consumo di alimenti a base vegetale e la salute renale, mentre il Singapore chinese health study, che includeva ben 63.257 partecipanti, ha messo in luce come il consumo di carne rossa sia fortemente associato, in modo dose-dipendente, all'insufficienza renale. In un'analisi di sostituzione, lo scambio di una porzione di carne rossa al giorno con soia e legumi è stata associata a una riduzione del 50% del rischio di insufficienza renale.
Il gruppo giovani della Società italiana di nutrizione umana (Sinu) ha recentemente pubblicato una revisione sistematica in cui ha analizzato i punti di forza e di debolezza di tutte le diete dimagranti e dei modelli alimentari disponibili in letteratura scientifica. Prima firma, Monica Dinu, ricercatrice presso il dipartimento di Medicina sperimentale e clinica all’Università degli studi di Firenze, che ha raccontato i risultati principali nel corso del recente convegno Nutrimi 2020.