L’effetto ipocolesterolemizzante delle proteine della soia è ben documentato, ma altri componenti sembrano conferire significativi benefici alla salute cardiovascolare, nonostante abbiano ricevuto meno attenzione nel corso degli anni. Gli attuali risultati epidemiologici mostrano un’associazione inversa tra il consumo di alimenti/prodotti integrali a base di soia e il rischio di malattie cardiovascolari: un aumento del consumo di soia (fino a 101 g/giorno) è associato a una minore mortalità per malattie cardiovascolari, anche se sembra che i diversi alimenti a base di soia possano variare in termini di efficacia biologica ed effetti protettivi.
La soia e alcuni suoi costituenti riducono il rischio di ipertensione attraverso effetti sulla vasodilatazione e l’inibizione di un enzima chiave coinvolto nella regolazione della pressione sanguigna. Nelle donne in postmenopausa, è stato dimostrato che sei mesi di integrazione di isoflavoni di soia migliorano la vasodilatazione endoteliale e determinano una riduzione significativa delle molecole di adesione cellulare come la molecola di adesione intercellulare 1, la proteina di adesione delle cellule vascolari 1 e la E-selectina.
È ormai evidenza che gli stili alimentari plant-based siano quelli associati a minor rischio di malattie cardiovascolari, ma siamo ancora lontani dall’avere informazioni precise su quantità e frequenza ottimale di ciascun gruppo di alimenti che si ritrovano in questo tipo di diete.
Una dieta a base vegetale, povera in grassi e ricca in soia efficace quanto la terapia ormonale sostitutiva per ridurre le vampate di calore tipiche della menopausa. A sostenerlo, uno studio pubblicato di recente su Menopause: The Journal of the north american menopause society su 71 donne tra i 40 e i 65 anni divise in due gruppi: per 12 settimane, uno ha seguito la dieta abituale, l’altro una dieta a base vegetale, a basso contenuto di grassi e con mezza tazza di semi di soia cotti e non geneticamente modificati al giorno.